Carlo Levi si rivolterà nella tomba. Trenta giovani multati in un sol colpo, perché «rei» di dialogare in «luoghi e orari non idonei». Una contravvenzione di gruppo per «eccesso di conversazione» proprio nella sua amata Grassano (Matera), che durante il fascismo fu terra di confino per chi - proprio come Levi - era considerato «colpevole» di avere nella parola l'arma più temuta dal regime. Ora la stessa Grassano che il medico, pittore e scrittore torinese ha immortalato nei suoi quadri e nel libro «Cristo si è fermato ad Eboli», finisce in prima pagina per una vicenda dai contorni tragicomici. A darne notizia è Il Quotidiano della Basilicata titolando: «Grassano, il paese in cui è vietato chiacchierare»; sommario: «Trenta giovani multati sabato sera. Erano seduti sulle scale di case private. Polemiche e proteste su Facebook».
Particolare importante: nel giorno dello «scandalo» i giovani in questione non risulta fossero impegnati in nessuna performance particolarmente rumorosa, ma stavano solo chiacchierando. Insomma, nessun disturbo alla quiete pubblica. Anche se va detto che la mezzanotte era passata da un pezzo e che - causa caldo - le finestre delle case attorno erano tutte aperte. Può darsi quindi che il bla-bla dei giovani in strada interferisse con il sonno dei grassanesi a letto. Di qui la richiesta dell'intervento dei vigili che - inflessibili e con la bocca cucita - hanno multato i ragazzi dalla bocca scucita: comitiva, comunque, sicuramente meno molesta dei tanti rissosi opinionisti che ogni giorno ci aggrediscono in tv.
Ma se in quest'ultimo caso a liberarci dell'imbarazzo basta un colpo di telecomando, per i chiacchieroni di Grassano si è dovuto applicare il regolamento urbano numero 88 del 3 aprile 1984, che (art. 46) disciplina gli «Atti contrari alla nettezza del pubblico suolo e al decoro alla moralità». Se vi doveste trovare a Grassano, tenete a mente quanto segue: «È vietato sedersi o sdraiarsi sulla carreggiata stradale o delle piazze, sotto i portici, sulle soglie di edifici pubblici, delle chiese e delle abitazioni private. È del pari vietato, in qualsiasi circostanza salire o arrampicarsi sulle inferriate delle finestre, sui monumenti, sulle fontane, sulle colonne, sui pali della pubblica illuminazione, sulle cancellate, sui muri di cinta e simili, camminare sulle spallette dei corsi d'acqua e dei ponti. È vietato introdursi e fermarsi sotto i portici, i loggioni, gli androni e le scale degli edifici pubblici aperti al pubblico per ivi mangiare, giocare, dormire e compiere atti contrari al decoro ed alla moralità». Normativa che a ben spulciare negli archivi storici ricorda da vicino, per ottusità burocratica, una vecchia grida borbonica che nella seconda metà dell'800 proibiva le «adunate sediziose con più di 5 individui». All'epoca il re Ferdinando temeva i cospiratori, oggi si temono perfino i pacifici «parlatori». Intanto - ci fa sapere sempre Il Quotidiano della Basilicata - il popolo del web è insorto in difesa dei trenta multati. «Dobbiamo rimanere rintanati in casa come accade in inverno, non stavamo facendo nulla di male, chiacchieravamo tranquillamente senza disturbare nessuno, se non possiamo più neanche fare questo che senso ha vivere o tornare in questo paese».
Una tra le tante ragioni per «vivere o tornare» a Grassano dista poco dal luogo delle chiacchiere incriminate (via Meridionale, la strada dello struscio): lo stupendo Parco letterario «Carlo Levi». Quando si dice, il potere della parola.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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