Lo Squalo rinasce dagli scandali. Tenace e inaffondabile, mette in atto l'ennesima metamorfosi. In possesso di infinite risorse, l'ottantaduenne magnate dei media ha deciso di rivoluzionare la sua News Corp con un'operazione divenuta effettiva ieri su tutti i mercati del globo. Rupert Murdoch volta pagina, separando editoria e intrattenimento con la creazione di due società indipendenti e quotate separatamente. Due dipartimenti e due consigli d'amministrazione. La prima società sarà legata alle attività di produzione televisiva, includerà gli studios della 20th Century Fox e il network Fox e prenderà il marchio complessivo di 21st Century Fox. Della seconda faranno parte il Wall Street Journal, la casa editrice HarperCollins e la Dow Jones. Le due società avranno board separati, con la conferma di molti dei «directors» già presenti, ma anche con l'innesto di nuove personalità di caratura internazionale. Tra queste, come annunciato un mese fa alla convention di Bagnaia, va segnalato l'ingresso nella nuova News Corporation del numero uno della Fiat John Elkann che affiancherà lo stesso Murdoch e i suoi figli, James e Lachlan. Confermati nel board José Maria Aznar, già presente dal 2006 come Natalie Bancroft, membro della famiglia già proprietaria del Dow Jones e del Wall Street Journal fino a prima dell'avvento di News Corp. Nel Cda di 21st Century Fox, la divisione intrattenimento, oltre alla famiglia Murdoch, siederà per la prima volta anche Delphine Arnault, figlia di Bernard Arnault, patron di Lvmh, grande multinazionale del lusso con sede a Parigi. Lo Squalo sarà executive chairman di entrambe le società, mentre della Fox sarà anche ceo, carica invece ricoperta da Robert Thomson nella nuova News Corporation. La nuova News Corp ha già debuttato il 19 giugno scorso alla Borsa australiana. Mentre dopodomani debutteranno entrambe a quella di New York.
Insomma, il make up del gruppo non è solo di facciata. Molta attenzione è riservata alla zona europea, nella quale proprio il nostro Paese riveste un ruolo strategico, come dimostra l'ingresso di John Elkann. Già in passato tra la famiglia Agnelli e Murdoch si erano palesati interessi comuni nel campo della Formula Uno. Ora possibili convergenze emergono nel settore dell'editoria.
Che il restyling non sia di superficie lo dimostra anche il fatto che, a due anni dagli scandali delle intercettazioni che hanno coinvolto i massimi vertici del gruppo in Gran Bretagna, stoppato la marcia per l'acquisizione della piattaforma di BSkyB e costretto il più grande editore del mondo a una profonda ristrutturazione dei vertici aziendali, Murdoch abbia deciso di mettere fine alla commistione tra informazione e industria dell'evasione. Proprio quell'intreccio che è stato all'origine della perversione mediatica sfociata in comportamenti illegali, cinicamente spietati e voyeuristici dei dipendenti dei tabloid inglesi, messi in atto con la connivenza di membri di Scotland Yard e che arrivarono a lambire anche l'immagine di Cameron. Murdoch si sottopose a pubbliche ammende, licenziò dirigenti, chiuse una testata storica e redditizia come News of the World. In Gran Bretagna il gruppo che pubblica il Sun, il Times e il Sunday Times ha cambiato nome da News International a News Uk. «Questa rinominazione sottolinea il maggiore impegno della società verso il mercato editoriale inglese», ha spiegato in un comunicato il nuovo staff.
Ma ancora oggi non è facile mettersi alle spalle gli strascichi di quello scandalo.
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