È guerra tra Londra e Napoli. Non c'entrano né Elisabetta, la regina, né Napolitano, il presidente. Questa è storia di football e di male parole. Il calcio Napoli sarebbe interessato a un calciatore del Manchester United, è un attaccante che gioca anche in nazionale, si chiama Danny Welbeck ma in corsa per lui ci sarebbero due club inglesi, l'Everton di Liverpool e il Tottenham di Londra. Da qui la reazione tipica da superiority complex di un giornalista del The Guardian che ha descritto Napoli come la «roccaforte della mafia». La reazione è stata immediata ma contenuta in stile britannico, il calcio Napoli esige scuse ufficiali perché la città non può essere presentata in quella forma, sarebbe come scrivere dei cittadini di Newcastle usando i toni e i termini prosaici che vengono usati nel reality televisivo Geordie Shore trasmesso da Mtv, cioè «palestrati, volgari e sociopatici» cosa che i napoletani non pensano affatto della gente sul fiume Tyne. Su quest'ultima affermazione avrei dei dubbi sostanziosi.
Ian Prior, caporedattore dello sport per The Guardian, si è divertito, diciamo così, a utilizzare una frase ricorrente nel linguaggio britannico. Ma non è quella di Napoli roccaforte della mafia, questa infatti, a pensare bene, appartiene a noi, a molti di noi, la frase chiave ma sono le ultime parole: «... to make (Manchester United and Welbeck himself) an offer they can't refuse» che tradotto sta per: «Fare una offerta che non possono rifiutare». Sono le parole pronunciate più volte da Marlon Brando, nel ruolo del Padrino, in breve: o accetti o sei spacciato. Se non è camorra è mafia, cambiando l'ordine dei fattori non cambia il prodotto finale. È inutile offendersi e offenderci, questo riusciamo a esportare, oltre alla moda, ai vini, come immagine della patria. L'ultima idea è quella di trasformare Gomorra, già libro sontuoso e poi film di successo, anche in una fiction televisiva, per coloro che ne avessero persa la forma e la sostanza. Continuiamo a farci del male, non è il caso di mettere all'indice il racconto, già accadde con La Pelle di Malaparte che trattava proprio di Napoli, della corruzione disperata del popolo sconfitto nei confronti dei soldati americani.
Dunque? Viviamo tra piovre e commissari, se Napoli, città unica, bellissima, regale, fosse davvero orgogliosa della propria storia antica, della propria cultura che attraversa da sempre l'arte e la letteratura, se Napoli davvero credesse di essere diversa da quello che mister Prior ha scritto, allora dovrebbe reagire con se stessa, guardarsi allo specchio, incominciare a capire che l'errore non sta nel riflesso dell'immagine o in quello che altri riferiscono malignamente ma è presente nel proprio corpo. È questa l'Italia che non vorremmo ma che filmiamo e raccontiamo quasi con un gusto sadomasochistico. È la gloria di una Grande Bellezza che non è affatto grande e non è affatto bellezza ma tant'è ne siamo fieri, quasi fossimo tutti Jep Gambardella e quello che gli ronza attorno.
Sarebbe facile restituire al mittente, Regno Unito intendo, offese e insinuazioni: la perfida Albione è roba dell'altro secolo, così come tutto il resto del repertorio, dagli hooligans sino ai Windsor ma il calcio Napoli non deve sentirsi disonorato per le parole del The Guardian (un quotidiano soft left, di sinistra non estrema, che appoggia chiaramente i laburisti), semmai agire, oltre a reagire. Per esempio invitando mister Prior e signora al sole del golfo. Eviterei, comunque, lo stadio San Paolo e Forcella, non vorrei che al The Guardian venissero altre idee.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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