Roma - Dodici ore. Forse sono poche, ma a Giorgio Napolitano non serve di più per «esaminare attentamente» la pratica e decidere di accendere la macchina della grazia: del resto il caso in questione è piuttosto noto. E così ora il dossier Sallusti è già negli uffici di via Arenula, in attesa del visto. La domanda di clemenza per il direttore del Giornale l'aveva portata al Quirinale mercoledì sera Ignazio La Russa, nella sua duplice veste di parlamentare e avvocato (anche se non era il legale di Sallusti nel processo per diffamazione). Il capo dello Stato non l'ha messa in freezer. L'ha valutata, soppesata e poi subito trasmessa al ministro della Giustizia perché apra «la necessaria istruttoria».
È solo il primo passo verso la libertà, ma è forse quello decisivo. Ora bisogna solo aspettare che Paola Severino effettui tutti gli adempimenti previsti dai codici e ripassi gli incartamenti al Colle. Tempi brevi? «Io non ho chiesto nulla - commenta via Twitter Alessandro Sallusti -. Però se il presidente valuta la grazia è un segnale importante per tutti».
Sallusti era stato condannato in via definitiva lo scorso 26 settembre a 14 mesi di galera per diffamazione. Reato, l'omesso controllo su un articolo pubblicato su Libero, del quale era direttore, scritto nel febbraio 2007 da Renato Farina sotto lo pseudonimo di Dreyfus. Dopo un paio di mesi di inutili tentativi di cambiare la legge, il Parlamento si era arreso. All'inizio di dicembre l'arresto di Sallusti durante la riunione di redazione. La clemenza presidenziale è rimasta quindi l'ultima strada. Sarà percorribile? A spingere verso la scarcerazione ci sono pure le 328 firme bipartisan, raccolte dal deputato del Pdl Luca D'Alessandro, e un'altra raccolta firme promossa dal quotidiano Libero.
La palla è adesso al guardasigilli. «Il ministro - si legge in una nota - ha immediatamente disposto la necessaria attività istruttoria, nell'ambito della quale dovranno essere acquisiti i pareri della Procura generale di Milano e del magistrato di sorveglianza. Non appena ultimata l'istruttoria, il ministro Severino invierà al presidente della Repubblica il fascicolo per le determinazioni di sua esclusiva competenza ai sensi dell'articolo 87 della Costituzione per l'esercizio del potere di clemenza, così come precisato dalla sentenza 200/2006 della Corte Costituzionale».
Tra le varie opinioni da raccogliere, servirà forse pure quella della parte lesa, Giuseppo Cocilovo. Il giudice torinese in un'intervista ha già fatto sapere di non avere nulla in contrario alla scarcerazione del direttore del Giornale. Un via libera che dovrà formalizzare quando sarà ascoltato dai funzionari del ministero.
Quando tutto ciò sarà finito, il fascicolo tornerà al Quirinale, accompagnato dal parere del ministro della Giustizia. Parere non vincolante perché, dopo il conflitto di attribuzione del 2006 tra Ciampi e Castelli sul caso Bompressi, la Consulta ha stabilito una volta per tutte che il potere della grazia è solo nelle mani del presidente della Repubblica.
Pronostici? Il sì di Napolitano è dato per molto probabile: del resto, sulla vicenda si già esposto un paio di volte. I tempi sono più incerti, anche si il capo dello Stato vuole fare in fretta. «Sul carcere per i giornalisti - conclude il Pd Vannino Chiti - ha dimostrato di avere una sensibilità che il Parlamento non ha avuto».
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