Napolitano lascia Bersani ai box

RomaUn governo, subito. E niente melina: se Bersani farà davvero il passo indietro, lo faccia sul serio e non sia solo un modo di prendere tempo, la crisi economica non aspetta. Il messaggio del Quirinale è chiarissimo. Per diffonderlo si decide di rompere un consolidato cerimoniale e di affidarlo ai due presidenti delle Camere, che in genere non parlano durante le consultazioni. «Con il capo dello Stato - spiega invece Pietro Grasso - siamo concordi nella determinazione della necessità assoluta di dare un governo al Paese, quindi si percorreranno tutte le strade per raggiungere l'obbiettivo». Prima di andarsene, Grasso si avvicina a un giornalista. «Ho riferito bene?», sussurra scherzando, ma fino a un certo punto. Un'ora dopo tocca a Laura Boldrini, emozionata e svociata, ripetere la lezione. «È stato un incontro bellissimo - racconta -. Abbiamo convenuto che c'è bisogno di un governo il prima possibile. Il presidente, che intende risolvere presto la situazione, esplorerà tutte le strade per arrivare questo scopo».
Dunque il gran ballo è cominciato. Giorgio Napolitano consulta, ascolta e si consiglia, ma su un punto ha già le idee chiare, l'Italia ha bisogno immediatamente di una guida sicura per affrontare l'emergenza economica. Il problema è che, dopo mesi di insulti, manca ancora un accordo politico. Per rincollare insieme i cocci il presidente sta studiando un approccio diverso, creativo. Il metodo scelto è quello di mettere insieme «gli elementi non divisivi», come li definiscono sul Colle, o dei «punti di non frizione». Si tratta di trovare nel corso delle consultazioni un minimo comun denominatore attorno al quale aggregare il maggior consenso possibile dei partiti.
Non sarà facile ma è l'unica strada considerata dal Quirinale. Cipro è vicina, i mercati hanno i denti di fuori, entro giugno bisogna preparare il Def, il documento di economia e finanza che aggiorna le stime sul fabbisogno. Non è più tempo per giochetti, tanto più che la corsa di Bersani verso Palazzo Chigi sta subendo un deciso rallentamento. I numeri non ci sono.
Da qui il piano B. Il segretario potrebbe farsi da parte e lanciare Grasso, eletto con il centrosinistra ma capace forse di allargare la maggioranza: anche il Cav potrebbe appoggiarlo. Resta da capire se Bersani si ritirerà davvero o se intende usare la seconda carica della Repubblica come apripista personale, o per guadagnare qualche giorno, superare Pasqua e arrivare alle elezioni del nuovo capo dello Stato, eliminando l'ostacolo Napolitano.

Il presidente però non intende dare spazio a «manovre dilatorie». Anzi, vuole accelerare: stasera l'incontro con Bersani, domani la scelta. Ma ha anche un piano C, rispedire Monti alle Camere con un micro-programma e passare la mano al prossimo presidente.

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