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Da Napolitano a Renzi: la verità di Berlusconi

Il Cav a "Piazza pulita": "Il Colle aveva il dovere morale di darmi la grazia motu proprio. Ho le prove delle manovre per farmi cadere". E sul premier: "L'avrei preso in Forza Italia"

Da Napolitano a Renzi: la verità di Berlusconi

Ad Arcore ieri mattina era tutto pronto. Poi, all'ultimo minuto, s'è deciso di spostare l'intervista con Piazzapulita nel teatro della vicina Villa Gernetto, in quel di Lesmo. Una location diversa, caratterizzata dal rosso acceso della tappezzeria e delle tante file di poltrone, «molto scenica» e «innovativa» secondo il leader di Forza Italia. Che ci ha tenuto a rendere i quasi cinquanta minuti di colloquio con Corrado Formigli «una cosa diversa» dalla solita intervista ingessata, chissà se solo per una squisita questione di estetica televisiva o anche perché ben conscio di confrontarsi con una trasmissione che con lui non è mai stata troppo tenera. Quel che è certo è che se Silvio Berlusconi è costretto a registrare la sua intervista senza potersi presentare in diretta negli studi di Piazzapulita a Roma non è per scelta, magari per “giocare in casa”. Ma perché questo impongono le cosiddette “dodici regole” del tribunale di sorveglianza, secondo cui l'ex premier deve essere a casa entro le 23 e può recarsi a Roma solo dal martedì al giovedì.

Un Cavaliere che soprattutto nella prima parte d'intervista non risparmia affondi. Intanto sulla sua sentenza di condanna, che continua a bollare come «mostruosa» e «assolutamente inaccettabile». Di più: una «sentenza politica», «ridicola» e «inventata». Insomma, i servizi sociali (che, ci tiene a dire, «farò volentieri») finiranno per «essere un boomerang per chi ha voluto questa cosa». Un Berlusconi ancora una volta durissimo nei confronti di Giorgio Napolitano, perché «aveva il dovere morale di assegnarmi la grazia motu proprio». Chiederla sarebbe infatti equivalso ad una «ammissione di colpevolezza» per un reato che l'ex presidente del Consiglio continua a ripetere di non aver «mai commesso». Il Cavaliere torna anche sullo strappo di Gianfranco Fini e punta nuovamente il dito contro il Quirinale. «Nel 2010 - dice - si fece parte attiva affinché Fini spostasse una parte dei suoi parlamentari a sinistra, formando una nuova maggioranza rispetto a quella eletta dagli italiani e dando vita a un governo di cui lui avrebbe avuto l'incarico». E non solo Berlusconi ripete di «avere le prove» e conoscere «testimoni al corrente». Ma aggiunge anche di essere pronto a «fare i nomi» se «dovesse uscire una necessità giurisdizionale». Poi, qualche battuta su Matteo Renzi, cui dice di invidiare «l'età». «Non lo considero davvero un avversario fino in fondo», spiega Berlusconi. Anzi, «Renzi lo avrei preso nel mio partito», visto che «potrebbe stare in Forza Italia» perché, tra l'altro, «non è comunista».

Intanto in Europa infuria la polemica, frutto di quanto ha detto il leader di Forza Italia ma pure del suo euroscetticismo latente che non è ben visto nel Ppe e in Germania. Con l'ex premier a Villa Gernetto ci sono il consigliere politico Giovanni Toti e la responsabile comunicazione Deborah Bergamini (oltre al suo uomo tv Roberto Gasparotti) ed entrambi predicano cautela sul fronte europeo, visto anche che in serata è previsto un dibattito in diretta televisiva all'Università di Maastricht con i quattro candidati alla presidenza della Commissione Ue (tra cui quello del Ppe Jean-Claude Juncker) e la querelle su Berlusconi rischia quindi di riaccendersi. Cosa che puntualmente avviene, con Juncker che gli chiede di scusarsi. La risposta dell'ex premier non tarda ad arrivare: «Juncker non dovrebbe cadere in simili trappole da campagna elettorale. Rivendico il mio ruolo di amico storico di Israele ed è paradossale che si scaglino contro di me non pochi esponenti della sinistra protagonisti di ambigue difese di Hamas e di Hezbollah». E ancora: «È surreale attribuirmi sentimenti antitedeschi o una presunta ostilità verso il popolo tedesco, di cui sono amico.

Se sono ostile a qualcosa, lo sono nei confronti di un'austerità controproducente, di alcuni vincoli e regole a mio parere gravemente sbagliati, che stanno inchiodando l'Europa intera a una lunga stagnazione economica».

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