RomaNon uno, bensì due decreti legge anticiperanno la legge di Stabilità. Il primo, atteso per venerdì prossimo, per bloccare l'aumento dell'Iva dal 21 al 22%. Il secondo, previsto per la prima settimana di ottobre, in grado di scongiurare la seconda rata dell'Imu, finanziare le missioni militari all'estero, reperire risorse per la cassa integrazione in deroga; ma soprattutto rispettare il tetto del 3%. E con la legge di Stabilità - assicura da New York Enrico Letta - si metterà mano alla riduzione del cuneo fiscale.
Questa è la road map garantita dal ministero dell'Economia alla maggioranza. E sulla quale si sta impegnando anche il Quirinale. Al Colle salgono Alfano, Franceschini ed Epifani. Tutt'e tre si sentono chiedere dal capo dello Stato un impegno politico a sostegno del governo, anche a fronte di interventi fiscali incisivi. L'obiettivo di Napolitano è quello di evitare che sul fronte dei conti pubblici si possano registrare fratture della maggioranza, in vista della legge di Stabilità. Ma anche della manovra economica (non certo indolore) che la dovrà precedere.
Il primo decreto della manovra sarà quello sul rinvio di altri tre mesi dell'aumento dell'Iva dovrebbe valere un miliardo. All'Economia hanno pochi dubbi: in così poco tempo non si possono reperire risorse con tagli alle spese. Quindi, si agirà sulle entrate. Ne consegue che se non aumenterà l'Iva, saliranno le accise sui carburanti e (forse) su alcolici e sigarette. La legge di Stabilità, poi, dovrebbe contenere una più ampia revisione delle aliquote e del paniere d'applicazione dell'Iva. Oggi sono tre: 4, 10 e 21 per cento. Al ministero dell'Economia non hanno ancora abbandonato l'idea di alzare l'aliquota del 4% al 6/8%. In compenso, alcuni prodotti oggi al 21% potrebbero scendere al 10%.
Il secondo decreto dovrebbe valere, da un punto di vista finanziario, fra i 4 ed i 5 miliardi. Ed anticipare una parte degli effetti che verranno fotografati dalla legge di Stabilità per il 2014. Verrebbe così eliminata la seconda rata dell'Imu, destinata ad essere inglobata nella cosiddetta service tax, rifinanziate le missioni militari per 400 milioni e reperite le risorse (500 milioni) per rifinanziare la cassa integrazione in deroga. In questo decreto verrebbero individuate le soluzioni tecniche per far restare il deficit di quest'anno sotto il 3% in rapporto al Pil.
Anche per questo decreto all'Economia ragionano esclusivamente sul fronte fiscale. I tagli alla spesa non sarebbero stati presi in considerazione per questi provvedimenti.
Alla Ragioneria generale dello Stato la parola d'ordine è «congelamento» delle spese; in termine tecnico, accantonamento. Lo schema che Daniele Franco sta applicando alla spesa pubblica è quella di congelare (appunto) una quota delle spese sostenute l'anno precedente.
I ministeri di spesa si stanno sentendo fare questo ragionamento: per il 2014 vengono confermate le risorse del 2013, ma con una quota di queste risorse (si ragione intorno al 20%) viene congelato fino a settembre dell'anno prossimo.
Con questo schema, il presidente del Consiglio è convinto che - tra l'aumento delle aliquota basse dell'Iva ed il congelamento della spesa - sarà possibile recuperare i 5 miliardi di riduzione del cuneo fiscale.
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