Napolitano, weekend di lavoro per assicurare la pace al Paese

Il capo dello Stato cerca una soluzione all'"agibilità politica" invocata da Berlusconi e vuole scongiurare la crisi di governo su tasse e giustizia che porterebbe l'Italia al caos

Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano
Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano

Roma - Il «segnale»? Arriverà. Magari è solo un'irriducibile speranza, o forse una forma di esorcismo. Però da qualche ora, improvvisamente, il clima è cambiato e il grande «scetticismo» di Palazzo Grazioli nella capacita del Colle di trovare una «soluzione politica» si è trasformato in cauto ottimismo. Salvare il soldato Silvio. Non il Berlusconi imprenditore condannato dalla Cassazione, ma il Berlusconi leader del centrodestra italiano. La mission impossible di Giorgio Napolitano, che sta «verificando» la praticabilità giuridica delle varie soluzioni sul tappeto, prosegue nella massima discrezione. Guai solo a parlarne, il terreno è troppo scivoloso, figuriamoci se il capo dello Stato in questo momento ha intenzione di accendere i riflettori. Ma dal fresco della tenuta dei Castel Porziano tiene i suoi contatti e prosegue sotto traccia la sua mediazione.
Un lavoro attento e riservato, che però ha già raggiunto alcuni risultati. Infatti, solo 24 ore fa sembrava di stare di nuovo sull'orlo di una crisi di governo sull'Imu, che Saccomanni vuole rimodulare e il Cavaliere abolire per sempre, «perché era nei patti» quando sono partite le larghe intese. Invece ecco Renato Brunetta che dichiara «grande fiducia in Enrico Letta». Finora, spiega il capogruppo Pdl alla Camera, «dal Tesoro sono arrivate soltanto chiacchiere e nessuna proposta concreta, però, ripeto, io ho davvero grande fiducia nella sua volontà di riformare la tassazione sugli immobili ottemperando al programma dell'esecutivo». Un cambio di rotta significativo. Segno forse che qualcosa si muove davvero.
D'altronde con tutti i suoi interlocutori Napolitano è stato chiarissimo: la precondizione per qualsivoglia intesa o soluzione è la fine delle ostilità. Letta non può essere quotidianamente cannoneggiato: sarà solo tattica, sarà solo teatro, però di questo andazzo basta poco per far saltare tutto. Non ci vuole niente, sostiene il capo dello Stato, a farsi sfuggire la situazione dalle mani. E all'attuale governo non esistono alternative reali, nemmeno il voto anticipato, a meno che non si voglia sprofondare l'Italia nel caos. Sarebbe da irresponsabili. E poi, come ha detto a Gianni Letta che è in contatto costante, scordatevi le elezioni in autunno.
Argomenti che ha affrontato l'altra sera quando ha ricevuto la delegazione del Pd. A Epifani, Finocchiaro, Speranza e Zanda il presidente ha chiesto di abbassare i toni per non mettere in difficoltà Palazzo Chigi. Le tensioni precongressuali dei democratici non si possono certo scaricare sull'esecutivo. «Non saremo noi a staccare la spina a Enrico», ha giurato il segretario, ma Re Giorgio si fida fino a un certo punto. Cosi il piatto forte dell'udienza è stato la riforma elettorale. Napolitano chiede un'accelerazione, anzi per settembre vuole vedere i fatti, cioè la rete di protezione anti-Porcellum per mettere in sicurezza il governo dalle tentazioni di elezioni anticipate.
E nei prossimi giorni il presidente potrebbe incontrare di nuovo lo stato maggiore del centrodestra per fare il punto sulla sua «verifica». Berlusconi, è noto, aspetta il famoso «segnale» dal capo dello Stato prima di lanciare l'offensiva finale. Il giro d'orizzonte di Napolitano, che ha consultato giuristi e costituzionalisti, riguarda appunto l'«agibilità politica» del Cavaliere. Quali margini avrà per continuare la sua attività nel centrodestra? Della sentenza e dei suoi effetti pratici se ne occuperanno la Procura di Milano e gli avvocati, mentre il clamoroso autogol di Esposito è sul tavolo del Csm. A settembre la giunta per le elezioni sarà chiamata a decidere sulla incandidabilità dell'ex premier. E il Senato, quando sarà, voterà la decadenza da Palazzo Madama.
Tutti aspetti che non riguardano il Quirinale, impegnato a esaminare scenari diversi. In questi giorni si è molto parlato di grazia, di conversione della pena, di sanzione pecuniaria. Ipotesi che sul Colle non vogliono prendere in considerazione, per il momento.

Al di là degli aspetti tecnici, del numero di passi indietro che sarebbero richiesti a Berlusconi prima di poter usufruire di un provvedimento di clemenza, c'è un grosso problema politico. Napolitano vorrà, e riuscirà, a salvare il soldato Silvio?

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