Roma - Ora il Pdl sembra parlare in coro. Uno solo il messaggio: si cambi. Anzi, sia il Cavaliere a guidare il cambiamento ma con noi. I vertici fanno sentire la loro voce auspicando il reset. Lo fa Cicchitto: «Un partito non si scioglie con i titoli di giornale. E guai agli slogan privi di indicazioni politiche». Che spiega: «Ora si usa il termine rottamare ma io dico attenzione a buttare il bambino assieme all'acqua sporca». E poi chiede pulizia: «A proposito: quando Fiorito viene anche formalmente espulso dal Pdl?». Altro rischio: «Il Pdl può cambiare anche nel modo più radicale, nome e regole comprese; ma se questo cambiamento non sarà motivato e sostenuto da precise scelte politiche, anche esso sarà solo un'operazione di restyling».
Sulla stessa lunghezza d'onda Lupi: «Non si tratta di cambiare i nomi ma di rifondare il partito sulla base di una proposta politica nuova che torni a dialogare con la società. Faremo una grande assemblea straordinaria di rifondazione che servirà a stabilire i criteri per la selezione della classe dirigente che si presenterà alle elezioni, parleremo dei programmi, dei contenuti e del nome: il nome Centrodestra Italiano a me piace molto, vediamo se sarà preso».
Anche Daniela Santanchè non ama lo sfasciacarrozze: «Non dobbiamo rottamare ma innovare. La cosa migliore è uscire dalle ipocrisie, azzerare il Pdl e ripartire da una proposta politica che sia di interesse per la soluzione dei problemi degli italiani. Berlusconi tra le sue caratteristiche ha quella primaria di sentire cosa vogliono gli italiani. Spero che Berlusconi guardi più all'interesse dell'elettore che all'interesse dei palazzi». Invocano, naturalmente, lo spirito del '94 molti azzurri della prima ora: dall'ex ministro ed ex malpancista Prestigiacomo a Giancarlo Galan; mentre Michaela Biancofiore mette in guardia: «Non vogliamo un'operazione maquillage. Noi andremo oltre. È tempo che la Berlusconi generation mostri maturità e gratitudine per lui invece di aspettare che sia sempre il Cavaliere a risolvere le cose. Noi non ci riconosciamo più nel Pdl, ma solo in Berlusconi». Osvaldo Napoli invece ammette: «Nel Pdl serve un dibattito franco tra le varie anime perché dobbiamo rilanciare il partito. Per questo - spiega - il prossimo 2 dicembre probabilmente si terrà un'assemblea straordinaria».
Già, le anime. Gli ex aennini sembrano più quieti: «Ha ragione Caldoro quando dice che per il Pdl servono più decisioni che riunioni», dice Gasparri. Mentre Matteoli ripete: «Nel Pdl non c'è alcuna volontà di scissione o di spacchettamenti». Il governatore della Calabria Scopelliti ammette: «Credo che la stagione del Pdl sia ormai superata. Rimane il fatto che questa stessa comunità umana e politica continua a rappresentare questo grande centrodestra». E pure Marcello De Angelis riflette: «Il Pdl è un partito non nato e la sua immagine è compromessa. Ma si vada oltre. E spero che la novità non sia semplicemente un megalistone. Servono regole, ordine e disciplina. Un manico, insomma». Guido Crosetto, invece, auspica una siringata di democrazia e lancia l'idea: «Facciamo le primarie del centrodestra, aperte a tutti coloro che ambiscono a guidare i moderati. Ben vengano gli Oscar Giannino, i Montezemolo, gli Alfano. E poi vediamo.
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