Nell'omaggio all'Avvocato sfiorisce solo Margherita

La figlia è stata l'unica assente alla cerimonia in Duomo a Torino a dieci anni dalla morte. A ricordare "il signor Fiat" c'era tutto il suo mondo, fra amici, operai, industriali e calciatori

John Elkann con la moglie Lavinia
John Elkann con la moglie Lavinia

Gianni Agnelli era presente. Presente in quella striscia di folla illuminata dal sole caldo e imprevisto, radunata e ordinata davanti al Duomo per assistere, ascoltare, vedere attraverso le immagini trasmesse dal maxischermo di piazza san Giovanni alla funzione religiosa nel decennale della morte dell'Avvocato.
Gianni Agnelli era presente in mezzo a quelli dell'Ugaf. Chi saranno mai costoro? Venuti a Torino a bordo di decine di torpedoni? No Tav? Autonomi? L'Ugaf sta per Unione gruppi anziani Fiat, erano quasi mille, donne e uomini, ricurvi, gli occhi lucidi di lacrime, ex dipendenti di Mirafiori e affini, roba di lima e di turni di notte, lo spirito antico di una fabbrica che esiste ancora ma ha sicuramente smarrito quei valori di cui sentivi il respiro, la forza nelle preghiere, nel mormorio che ha accompagnato questa giornata del ricordo del «padrone».
Gianni Agnelli era presente nel dolore di quel cigno ferito dal male, Marella, sua moglie, come la fiamma di una candela che tenta di resistere al soffio del vento. Sembrava ora sorridere, ora piangere. Ronzavano attorno a lei Leone e Oceano figli di John Elkann che li spupazzava sulle gambe e poi li passava, come un centrocampista, al fratello Lapo e a Ginevra, sorella, dopo che Lavinia, la moglie, completava il giro e la prima fila del quadro di una famiglia finalmente riunita. Non dico unita e vi spiegherò perché. Donna Marella avrebbe voluto offrire una parola di memoria per suo marito, lo ha fatto Maria Sole con un tono di voce assolutamente identico a quello di Susanna Agnelli e il popolo là fuori ha creduto di sognare.
Gianni Agnelli era presente con il suo mondo di sodali, colleghi, amici, balocchi, c'era un po' di Juventus antica, il gonfalone, Boniperti, Altafini, Gentile, Mauro, Ferrara, Morini, Anastasi, Leoncini, Tacconi, Bettega e la Juventus di oggi, Andrea Agnelli accompagnato da Buffon, Nedved, Pessotto e da una rappresentanza della squadra giovanile. C'era un po' di finanza e di Fiat, figure una volta austere, oggi ammaccate dall'età che fila via veloce, gli anni non si aggiungono, si moltiplicano: Romiti quasi spaesato, Gabetti, Ligresti, Carraro, Fresco, e poi Montezemolo, Malagò, i Rattazzi, Guzzetti, Cucchiani, Bazoli, poi il sindaco Fassino, il magistrato Caselli, Giulio Tremonti, i ministri Profumo, Fornero, Grilli e il Capo dello Stato che all'Avvocato era legato da un'amicizia imprevista e poi sempre più sentita. C'era la Fiat di oggi, Sergio Marchionne dieci anni orsono era in Svizzera, sarebbe entrato in Fiat nel febbraio del duemila e quattro, non conobbe, non frequentò l'Avvocato, forse per questo ha seguito, a fianco di Montezemolo, la cerimonia, fasciato da una sciarpa, masticando continuamente una gomma, americano anche in Chiesa.
Ho fatto l'elenco delle presenze come si usa nel registro di classe o in un verbale di un commissariato, perché se Gianni Agnelli era presente, sua figlia ha preferito l'assenza. L'assenza dell'essere, dell'essere Margherita, figlia di Marella e di Giovanni. Ha scelto di stare fuori dalla cerimonia, non soltanto dalla chiesa, da Torino, da tutto, dal ricordo, ha scelto di non onorare la memoria del padre, a dieci anni dalla morte, mischiandola con la propria vicenda legale, il suo far west non ha confini, supera il fronte del dovere che si sarebbe potuto realizzare, ieri, con il silenzio, discreto, elegante, appartato in un angolo della Chiesa. Non sarebbe stato, necessariamente, un segnale di pace o di armistizio ma di rispetto sicuramente, nei confronti di un padre che lei stessa ha detto, ha scritto, ha ribadito di avere amato profondamente prima che qualcuno, quasi, se ne appropriasse. Lo avrebbe potuto fare anche sfidando con il proprio orgoglio, con la propria dignità, con l'origine araldica che si porta appresso, i suoi nemici, Gabetti fra questi ma anche i suoi figli, John, Lapo, Ginevra e, su tutti e tutte, la madre, donna Marella, trascinata in una squallida storia ereditaria, squallida per l'illustrazione che ne è stata data. C'è anche chi sostiene che sia stata la famiglia a cancellare dagli inviti Margherita ma questo aggiunge veleno a una storia già aspra e cattiva.


La sua assenza è stata una piccola, scura macchia in una giornata addirittura serena e solare, per l'omelia affettuosa dell'arcivescovo Nosiglia, per il messaggio di Papa Benedetto, per i discorsi in municipio tenuti da Piero Fassino e da John Elkann, per l'applauso di quella fetta grande di popolo che non dimentica. Quasi una festa di nostalgia mentre la Fiat, quella presente, cerca di capire dove stia andando il sole.

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