RomaIl premier Mario Monti e i segretari della maggioranza trovano, senza troppi problemi e nel giro di una sera, laccordo sullarticolo 18. Per tutta risposta laltra trattativa, quella con i sindacati e le aziende si complica. Il sì di Pier Luigi Bersani, Angelino Alfano e Pier Ferdinando Casini, anche se è su un modello che è più o meno lo stesso che aveva accontentato anche i sindacati, ha costretto il segretario della Cgil Susanna Camusso a prendere le distanze: «Un confronto assolutamente difficile. Abbiamo colto un eccesso di entusiasmo come se tutta la partita fosse già risolta e ci fosse solo da mettere una firma su un pezzo di carta». Più che raffreddare gli entusiasmi, il segretario generale del primo sindacato ha cercato di tranquillizzare chi nel suo sindacato non vede di buon occhio qualsiasi modifica sullarticolo 18. Il sì della Cgil, ha assicurato, arriverà solo se il governo dimostrerà di volere dare «una risposta vera alla precarietà e invertire la tendenza, introdurre luniversalità degli ammortizzatori. E se non parla di licenziamenti».
La risposta del ministro del Lavoro è la stessa ripetuta in questi mesi (lesecutivo andrà avanti lo stesso), ma i toni sono molto più morbidi. «È lora della concordia». Trovare un accordo, ha spiegato intervenendo alla cerimonia per la commemorazione di Marco Biagi, il giuslavorista ucciso dalle Br dieci anni fa, «è un elemento importante e imprescindibile che dà un valore aggiunto di notevole importanza alla qualità della riforma».
A frenare però non cè solo Camusso. La presidente di Confindustria Emma Marcegaglia ha chiesto «di rivedere questa proposta sulla flessibilità in entrata e di tornare alla precedente proposta che vedeva alcune lotte alla cattiva flessibilità». Il riferimento è alle penalizzazioni sui contratti a termine e agli adempimenti burocratici presenti nella bozza del governo, che hanno lobiettivo di limitare lutilizzo di contratti atipici. Una battaglia - forse lunica - che la confederazione degli industriali condivide con le aziende del commercio e dellartigiano e dei servizi riunite in Rete imprese italia.
Laltro fronte dei «piccoli» e del commercio è quello dei nuovi sussidi e dei contributi che faranno aumentare il costo del lavoro fino a 2,5 punti percentuali. Sugli ammortizzatori, spiega il direttore generale di Confcommercio Francesco Rivolta, «abbiamo detto che bisogna avere più attenzione perché il costo del lavoro non può aumentare, soprattutto a fronte di una crisi di cui non si vede la fine».
Difficilmente il governo riuscirà ad accontentare Rete imprese sugli ammortizzatori, mentre già da due giorni, lesecutivo è al lavoro per attenuare la penalizzazione sui contratti a termine. Nelle bozze dei giorni scorsi costeranno al datore 1,4 punti percentuali in più, ma nella versione definitiva dovrebbero spuntare una versione attenuata.
Con i sindacati, più che aggiustamenti sul merito delle misure, si studiano vie di uscita «politiche», che permettano alle parti sociali, di dire sì anche alla modifica delle norme che regolano il reintegro dei lavoratori licenziati ingiustamente. «Fornero ha fatto passi importanti nelle ultime settimane», ha spiegato il segretario della Cisl Raffaele Bonanni, per il quale laccordo Monti-maggioranza non è un ostacolo. Le forze politiche «si sono riferite esclusivamente alle posizioni sindacali.
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