
"Sarebbe un errore demonizzare l'utilizzo di pc e telefono ma devono aggiungere non sottrarre. Non è una sfida ideologica e politica non dobbiamo dividerci sulla garanzia ai nostri figli di una crescita armoniosa". Il ministro dell'Istruzione Giuseppe Valditara, partecipando a Roma alla presentazione del libro di Franco De Masi 'No Smartphone' (Edizione Piemme) moderata dal direttore generale dell’Informazione Mediaset Mauro Crippa, ha fatto il punto sull'inizio del divieto dell'uso del cellulare in classe, inaugurato col nuovo anno scolastico.
"Sono stato in diverse scuole in queste settimane, mi hanno fatto vedere anche concretamente come hanno risolto il problema di dove custodire i cellulari durante ore di lezione; gli studenti hanno collaborato in modo molto maturo, molto responsabile", ha aggiunto Valditara, convinto che "un pò di disintossicazione dal cellulare fa bene". Il ministro, quindi, concorda con il professor De Masi, autore del libro, che sostiene la necessità di uno stop all'uso dei vari device: "Penso che sia utile da tanti punti di vista, anche per recuperare le relazioni umane ed è utile in particolare nell'intervallo: qualcuno mi ha detto 'ma nell'intervallo almeno lascia che i ragazzi possano giocare col cellulare' invece è nell'intervallo che devono recuperare il senso dell'appartenenza a una comunità giocando insieme, discutendo insieme, parlando insieme, insomma e questo è importante".
Valditara, poi, ha snocciolato una serie di dati: "Dagli 11 ai 13 anni - ha detto parlando di un'indagine dell'Istituto Superiore di Sanità - l'assenza dei social porta al 6,4% di bocciature, con il cellulare arrivano al 16,9%; tra i 14 e i 17 anni le bocciature sono al 13,7% senza 'troppò cellulare, il 27% se vi è dipendenza". Il ministro ha ribadito l'importanza della lettura e della calligrafia perché chi legge un libro cartaceo e scrive a mano ha una maggiore capacità di comprendere i testi, una maggiore attenzione ma soprattutto migliori rapporti in famiglia e una maggiore tolleranza alle frustazioni. Secondo Valditara "abbiamo in mano il futuro dei giovani" e dobbiamo "salvaguardare salute e competenze".
Lo psichiata Franco De Masi si è soffermato sull'importanza del gioco per i bambini perché "i bambini che non giocano sono gravemente disturbati" e il gioco "è il luogo della creatività, dell’immaginazione e dell’interazione con l’altro, mentre di fronte a uno schermo c’è solo passività". L'esperto ha poi fatto riferimento ai suoi nuovi pazienti: "Ci sono casi estremi di ragazzi che hanno abbandonato la scuola per piccoli episodi di bullismo o perché il professore li ha sgridati e sviluppano quel che si chiama 'fobia della scuola' che genera attacchi di panico, vomito. Questi ragazzi reagiscono rifugiandosi in casa e passando l’intera giornata davanti agli schermi". Ed ha aggiunto: "Alla fine dell’anno, magari, non è possibile promuoverli perché non hanno raggiunto il tetto minimo di presenze. Poi, non riescono più a tornare a scuola perché non hanno più le connessioni celebrali che consentono loro di sostenere lo studio". Insomma, è ormai provato che l'abuso di cellulare crea danni cerebrali e non solo psichici o psicologici.
Lo psicanalista Massimo Ammaniti ha evidenziato i rischi di un uso troppo precoce dei device: "Un bambino di un anno si rivolge di più al suo tablet che al suo giocattolo e anche il cellulare ormai è diventato una protesi educativa". L'esperto ha fatto l'esempio del bambino che mangia guardando il tablet senza sapere cosa mangia: "Ingurgita, ma non mangia" e anche quando viaggia non vede ciò che lo circonda perché ha gli occhi dissi su uno schermo.
"La stessa cosa succede quando i bambini vanno a dormire perché ormai i genitori leggono più le fiabe e questo spegne l'immaginazione". Secondo Ammaniti bisogna lavorare anche con i genitori ed evitare di dare il cellulare ai propri figli prima dei 12 anni.