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Nuova Forza Italia Resta da sciogliere il nodo direttorio

Berlusconi a giorni sceglierà se azzerare i vertici del partito o riconfermare gli attuali equilibri

Nuova Forza Italia Resta da sciogliere il nodo direttorio

La tensione è forte, il braccio di ferro in corso, la discussione interna non certo priva di asperità. Nel Pdl il tentativo di arrivare a una soluzione condivisa sulla cabina di regia della nuova Forza Italia fatica a raggiungere il traguardo. Martedì sera Silvio Berlusconi ha riunito i vertici del partito a Palazzo Grazioli per fare il punto sul nodo degli organigrammi e sul ruolo da attribuire ai componenti del comitato direttivo che dovrebbe guidare la «rinascente» creatura politica del '94. Un summit segnato dallo scontro aperto andato in scena tra le «colombe» e i «falchi, con Renato Brunetta schierato contro la linea dura propugnata da Daniela Santanchè e Denis Verdini in difesa della dirigente azzurra. Una sorta di processo alla responsabile Organizzazione del Pdl che non sembra essere andato a buon fine alla luce dell'accelerazione decisa poi dal leader di Forza Italia nel corso della giornata, culminata nella riunione dei gruppi parlamentari e nella scelta di rilanciare l'ipotesi delle dimissioni di massa.

La fase costituente di Forza Italia si preannuncia, dunque, accesa visto che il desiderio di Berlusconi di procedere a un rinnovamento dello stato maggiore - pare che il presidente del Pdl abbia chiesto a ogni parlamentare di reclutare almeno tre giovani, senza esperienza parlamentare e dotati di peso sul territorio, suscitando qualche preoccupazione nella vecchia guardia - si scontra con le resistenze di chi da anni riveste ruoli pesanti nel partito. Così come resta ancora da definire la data per l'ufficializzazione della nascita dei gruppi azzurri di Camera e Senato.

Le ipotesi in discussione sono due. La prima prevede la riproposizione al fianco del leader della struttura apicale del Pdl, con un comitato ristretto di cui farebbero parte i coordinatori e i capigruppo. Quindi Angelino Alfano, Denis Verdini, Sandro Bondi e i capigruppo Renato Brunetta e Renato Schifani con l'aggiunta di Daniela Santanchè (anche se qualcuno sostiene che la sua nomina implicherebbe l'ingresso automatico degli altri responsabili dei dipartimenti del Pdl). La seconda ipotesi è quella di creare una regia «liquida», con l'assoluta centralità di Silvio Berlusconi il quale manterrebbe tutte le deleghe. In questo secondo caso le uniche figure nominate sarebbero quelle di un amministratore e di un «coordinatore dei coordinatori regionali» che sovraintenderebbe all'organizzazione territoriale.

Il leader di Forza Italia sarebbe tentato da una scelta netta di discontinuità rispetto al passato ma in un passaggio così delicato non sembra convinto dell'opportunità di aprire subito le cateratte e sollevare una pioggia di malumori interni alla vigilia dello scontro più duro con il Pd. Tutto, però, resta aperto e nessuno può escludere l'opzione dell'azzeramento. Resta poi da definire la posizione e il ruolo di Angelino Alfano. Come è noto lo statuto originario non prevede la figura del segretario di Forza Italia. Si è discusso della possibilità di creare una casella da vicepresidente ma il nodo non è stato sciolto. Così come è stata congelata l'ipotesi di una kermesse sabato a Roma per il lancio ufficiale del partito. C'è poi da superare la questione tecnico-politica della coabitazione del Pdl con la nuova Forza Italia. Questione intricata anche se una rassicurazione importante è arrivata da parte di Gianfranco Rotondi, nella sua qualità di cofondatore. «È falso che io abbia posto veti sullo scioglimento del Pdl.

Berlusconi dispone da sempre della mia più totale fiducia».

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