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Il "nuovo" Pd a Siena: un dirigente di Mps iscritto al Pci 40 anni fa

Promette di cambiare la città, ma l'aspirante sindaco Valentini ha la tessera da quando era studente e lavora nella banca rossa

Il "nuovo" Pd a Siena: un dirigente di Mps iscritto al Pci 40 anni fa

Non cambiare nulla affinché nulla cambi, ancora più sicuro del motto gattopardesco. Tanto per capire, c'è persino la lista dell'avvocato che difende Giuseppe Mussari nell'inchiesta Mps, Fabio Pisillo, con una civica che prende il nome dal Cap di Siena, 53100, e che si è presentata alla stampa con una conferenza all'Enoteca Italiana di Siena, di cui era finanziatore l'ex presidente indagato di Mps. Ma la «novità» messa in campo dal Pd, per cercare di non affondare nella voragine Mps e perdere il governo della città, amministrato da tempo immemore dal blocco Pci-Ds-Pd, si chiama Bruno Valentini, con uno slogan mutuato da Renzi, essendosi accreditato come un renziano (più dell'ultima che della prima ora): «Cambiamo Siena, Adesso!». Il pedigree del candidato che dovrebbe ribaltare, adesso, il sistema di potere della città della medioevale, cioè il cortocircuito tra banca Mps, partito Pd, e sindacato, specie il potente settore bancario della Cgil, la Fisac, potrebbe suscitare però qualche perplessità. Capita infatti che Valentini sia un dirigente di Mps, che sia iscritto al partito fin dal liceo, con la Fgci, poi come segretario territoriale del Pci e poi Ds e poi sindaco di Monteriggioni, da dieci anni, sostenuto dall'apparato Pd. Non solo, il «rottamatore» senese Valentini ha fatto carriera anche nella Cgil, diventando responsabile nazionale della Fisac-Cgil del Monte dei Paschi di Siena, segretario provinciale di categoria e membro della segreteria regionale toscana. Ottima carriera anche nella banca, di cui è dipendente dal 1976, poi funzionario, poi titolare di filiali in Toscana e Umbria, quindi, in stagione Mussari, «responsabile del settore-Family delle filiali della provincia di Siena».

A pensarci bene, lo stesso identico curriculum di tre precedenti sindaci di Siena, per 30 anni (Pierluigi Piccini, Vittorio Mazzoni della Stella e Maurizio Cenni), tutti funzionari del Monte e tutti ex segretari della Cgil bancaria. Nelle liste di Valentini ci sono tre fedelissimi di Alberto Monaci, capo dell'area cattolica del Pd senese e presidente del consiglio regionale. Il nuovo sindaco dovrà decidere i nuovi vertici ad agosto, con la scadenza del consiglio. E si parla a Siena di un accordo tra il «renziano» Valentini e Monaci, con una successione alla Fondazione Mps all'insegna della continuità. Arriverebbe il braccio destro del candidato sindaco Pd, cioè Giovanni Minnucci, equivicino anche a Monaci. Cambiamento, adesso?

Ma non importa, tutto il Pd, da Renzi a Epifani fino all'ultimo ex sindaco Ceccuzzi, caduto per le faide interne al Pd senese e poi ritiratosi dalla candidatura perché indagato con Mussari, sostengono - almeno a parole - Valentini, cavallo su cui il Pd ha puntato tutto per non finire «scosso» nelle urne comunali. Renzi è venuto giorni fa a Siena per conquistare voti a Valentini e disinnescare il pericolo M5S, elettorato più sensibile alla rottamazione renziana che non al vecchio apparato. «Sono sicuro che alle prossime elezioni un Pd veramente rinnovato vincerà e governerà», ha detto Renzi, nell'aula magna dell'università per stranieri di Siena, con a fianco il candidato sindaco del Pd. Casualmente lo stesso giorno a Siena c'era Grillo, non si sono incontrati, ma la sfida a Siena, test nazionale da tanti punti di vista, è anche questo, uno scontro diretto tra Renzi (che ci ha messo la faccia) e Grillo, che teme parecchio il sindaco fiorentino.

Finirà con un ballottaggio tra Valentini e il tecnico informatico Michele Pinassi, aspirante sindaco Cinque stelle e aspirante Pizzarotti 2, il grillino che ha espugnato Parma? Nelle Comunali 2011 il M5S prese poco, il 4%, nemmeno abbastanza per eleggere un consigliere. Ma tre mesi fa, con Grillo intervenuto all'infuocata assemblea Mps a chiedere una inchiesta su tutti i vertici Pd responsabili di Mps, il M5S ha fatto boom, col 21%, mentre il Pd è crollato di 10 punti. Altri papabili per il ballottaggio sono il candidato di centrodestra, ma formalmente appoggiato solo da civiche, il chirurgo Eugenio Neri, e quella della sinistra radicale Luara Vigni. Comunque andrà, già il ballottaggio sarebbe una mezza sconfitta per il Pd.

È da 20 anni che vince a man bassa al primo turno.

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