Maurizio Mosca, criptozoologo specializzato in creature marine, è scettico sul ritorno del Megalodonte, il supersqualo preistorico.
Pericolo scampato?
«Direi di sì. A parte il fatto che ai suoi tempi il Megalodonte non batteva gli abissi, ma le acque basse della Tetide, il braccio oceanico che separava l'Africa dall'Europa e dall'Asia, bizzarre specie abissali ne esistono, certo. I silonofori...».
Silo che?
«Silonofori. Né pesci né mammiferi, ma colonie di invertebrati. Oppure il pesce vipera...».
Dal nome, non sembra amichevole.
«Infatti, nell'89 ne catturarono uno di un metro e venti dalle parti di Reggio Calabria. Aveva anche morso dei bagnanti... Le correnti dello Stretto di Messina possono fare brutti scherzi. E poi c'è il pesce accetta».
Non mi dirà che mena fendenti come un boscaiolo...
«No, ma è curiosissimo. La femmina può raggiungere il mezzo metro. E il maschio, di due centimetri, si fonde letteralmente con lei. Ma non fa danni».
Per tornare ai predatori...
«Non possiamo escludere la presenza di squali giganti, però fuori dal Mediterraneo. Sono attestati, esemplari da 12 metri nell'atollo polinesiano di Rangiroa. L'ittiologo David Stead ne ha esaminato almeno uno da trenta metri».
E i mitici kraken?
«I calamari giganti, in effetti, sono gli unici predatori di profondità. Le leggende di varie culture ne sono piene. E anche la cronaca ne parla. Nell'86 su una spiaggia di St. Augustine, in Florida, si trovarono i resti di una sorta di piovra. Erano lunghi sette metri e larghi due».
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