RomaDopo milioni di «vaffa» adesso il vaffa boomerang, che torna indietro, diventa complotto. Chi semina raccoglie, e quindi è da un po' di tempo che il campo trebbiato di Beppe Grillo gli consegna critiche e qualche insulto. Non solo i giornali, ma soprattutto la rete, i blog, il suo mondo. L'ultimo ieri dall'Unità, che lo accusa di essere un «collezionista di balle». Sarà stata la sferzata in prima pagina, ma ieri Grillo su Twitter e sul blog ha gridato alla trama occulta, parafrasando i «due minuti d'odio» di Orwell: «L'informazione sta sconfinando in molti casi in istigazione a delinquere, come avvenne negli anni di piombo - ha scritto - Li diffami, li isoli e poi qualcuno li elimina». Fino al sospetto del pericolo atroce: «E dopo? Cosa verrà dopo? Dal tiro al bersaglio metaforico, si passerà a quello reale».
Su Twitter spiccava dopo poche ore il commento ironico di Luca Sofri: «Insomma, dice Beppe Grillo che c'è troppa aggressività in giro. Pensa». La sparata ha sortito lo stesso effetto della guerra dei comici della scorsa settimana. Grillo attacca Benigni sul compenso per lo show alla Festa dell'Unità, e su internet decine di attenti osservatori di news tirano fuori foto di vecchie partecipazioni di Grillo alle feste comuniste, con tanto di compensi a sette zeri (delle vecchie lire). Ora il leader del Movimento cinque stelle si sente assediato dagli attacchi: c'è un «rito quotidiano dell'Odio», lo chiama sul suo blog. E a valanga in rete gli rispondono: senti chi parla.
L'odio portato avanti, scrive il comico, da parte di «aizzatori di professione nei miei confronti» e in quelli del Movimento «sta diventando fragoroso, insopportabile, indecente». Complotto perché c'è un fine: «Lo scopo è quello, chiaro, di creare dei mostri da abbattere per mantenere lo status quo». I critici, attacca ancora in quarta Grillo, «non discutono mai del programma del M5S, insultano, fomentano con l'obiettivo di isolare, infamare, distruggere».
Solo che fino ad ora Grillo che ha fatto? Insulti a destra e a manca: è dal suo stesso blog che alcuni frequentatori glielo fanno notare, non pochi tra fedeli attestati di solidarietà: «Pessimo post - scrive Hughich - Ma che è? Meglio rispondere punto per punto ed essere chiari piuttosto che melodrammatici». «Ma il valore dell'odio è solo quello che riceviamo? - chiede Roberto B. - Sicuri che in questo posto non è mai stato fatto? Con nomi o nomignoli e deprezzamenti vari?». Aldo Banchio, da Notaresco: «Chi semina vento raccoglie tempesta». Su Twitter Giuliano Ferrara: «Il patacca fa del vittimismo dopo aver insultato e istigato come un carciofino sott'odio. Saluti da un contenitore di m... liquida». Riferimento non a caso, visto che il direttore del Foglio era stato definito un «container» pieno della fatidica «m».
E qualcuno ricorda gli insulti più celebri. Digitando le parole «Grillo» e «insulta» su Google, compaiono automaticamente i nomi delle più celebri vittime: Vendola, Bindi, Bersani, Levi Montalcini. Bersani ultimamente è il bersaglio preferito. «Fallito», l'ultimo appellativo. Quelli del Pd sono «zombie ambulanti», con l'aggiunta, molto meno ironica, «vi seppelliremo vivi». In difesa di Vendola si era formato addirittura un gruppo Facebook per denunciare l'appellativo con cui Grillo gli si era rivolto: «At salut, buson», riferimento esplicito alle sue inclinazioni sessuali. Poi Grillo aveva smentito, ma su internet era stato pubblicato un video dell'intervento.
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