Che funambolo. Che acrobata. Che saltimbanco. Del resto, se non lo è lui, impareggiabile uomo di spettacolo, chi lo è? Il tour non parte tra una settimana? Le elezioni europee non avanzano a passi da paura... di bruciante sconfitta come i sondaggi lasciano presagire? E ancora, Matteo Renzi, tra slide, incontri bilaterali e visite a Berlino non sta occupando il centro del palcoscenico politico? E quindi, signore e signori, ecco a voi la giravolta: Beppe Grillo va in televisione. Lo Sciamano a Cinquestelle si reca a La7, chez Enrico Mentana. Lord Blog di Maurizio Crozza che lo tratteggia confusionario, irascibile e contraddittorio, gli ha lasciato campo libero.
Camicia button down candida per far risaltare l'abbronzatura primaverile, maniche rimboccate, capello vaporoso da shampoo, ecco spiegata la giravolta: «Non ho niente contro la televisione. Io non vado nei talk show. Sono comunicazione prefabbricata». Cose note. Mentana parte guardingo e Grillo dilaga sulla macroeconomia, l'Europa e il fiscal compact. Snocciola cifre con il suo eloquio torrenziale. Mentana prova a mettere qualche argine. E alla fine porta a casa la spiegazione del Recall, il sistema per cui gli eletti a Strasburgo che cambiassero schieramento o non applicassero il programma «dovrebbero pagare una sanzione di 250mila euro, perché noi siamo per il vincolo di mandato». Il vero scandalo è la gestione del debito con l'Europa. Grillo suggerisce di non pagarlo come hanno fatto altri Stati nei momenti di crisi, dall'Argentina all'America dopo il Vietnam. «Guardi che cosa sta succedendo per l'Expo. Ci sono le infrastrutture, autostrade e tangenziali, e non le strutture. Dove finiscono i nostri soldi. Ho fatto un comizio nella zona dell'Expo, siamo andati a vedere, e due giorni dopo la magistratura ha emesso i rinvii a giudizio». Merito suo?, incalza Mentana. «No, ma magari i magistrati adesso si sentono spalleggiati».
Davanti a un tendaggio bordeaux la regia può alternare solo primi piani, Mentana in piedi, Grillo seduto presumibilmente su uno sgabello, maniche rimboccate. Esaurita la pratica Europa, si procede a bersagli, in una visione complottarda della politica italiana, decisa fuori dall'Italia. «Io ho le prove che Bersani l'hanno mandato allo sbaraglio. Quando siamo stati invitati a pranzo dall'ambasciatore inglese a Roma, quel giorno Letta era lì al piano di sopra, in attesa di incontrarlo. Un mese prima...» che Bersani rinunciasse. Ma si procede per liste di nemici. E il colpevole numero uno, «il responsabile di questo sfacelo» è Napolitano «che si è raddoppiato la carica». Renzi non è quasi mai nominato se non attraverso epiteti: «l'ebetino di Firenze», «il bamboccio», «il pupazzo messo lì dalle banche», come Monti e come Letta. Poi la Boldrini, Chiamparino, D'Alema e i rottamati che sono «ancora lì a presentare i loro libri». Ce n'è anche per la Merkel che ha in mente «un'economia di dieci anni fa». E si torna a parlare di Europa, dove ci sono «otto Paesi indebitati e una sola economia, quella della Germania che funziona». Perciò l'M5S punta a vincere e portare «20-25 parlamentari a Strasburgo, preparati e perfetti». Anche se, come ha detto a Repubblica in un'intervista pubblicata senza enfasi a pagina 11 nessuno sa «a cosa serve il Parlamento di Strasburgo». Mentana lo fa parlare e, tra un «caro signore» e un «si figuri», lo aggira dopo che ha rispolverato l'impeachment per Napolitano: non è che la sparate sempre un po' troppo grossa? Ma, chissà, forse, può darsi.
Lo stretto di Messina non si può traversare a ogni elezione. La tenuta per girovagare l'Italia in camper latita. Però, la campagna elettorale va a iniziare e la tournée pure. Magari sono la stessa cosa. «Faccio sette serate... Il mio 740 è zero». E allora la televisiùn...- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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