La collettività è pronta a essere sacrificata. E, se così fosse, crollerebbe l'ennesimo pilastro storico del Movimento 5 Stelle. I grillini hanno sempre rivendicato di agire in nome dell'interesse della base, che prossimamente potrebbe essere chiamata a esprimersi in merito a una questione che stona fastidiosamente rispetto ai cavalli di battaglia dell'origine. Il tema delle restituzioni è sempre stato molto sentito e potrebbe essere oggetto di una consultazione sul web per una modifica di rilievo.
Il M5S vuole tenersi il "tesoretto"
Il nuovo corso del M5S targato Giuseppe Conte si è distinto per una serie di cambiamenti che ha finito per rinnovare faccia a una formazione politica che aveva garantito di essere differente dagli "altri". In realtà il Movimento sta prendendo via via i connotati di un vero e proprio partito, pronto a cambiare la filosofia di base che aveva caratterizzato la galassia pentastellata fin da subito.
Stando a quanto riferito da La Repubblica, il grosso delle restituzioni potrebbe finire direttamente al M5S e solo la piccola restante parte alla collettività. Un cambio di rotta significativo, visto che i presupposti di partenza erano ben altri. Nello specifico i parlamentari potrebbero restituire mensilmente 2.500 euro, di cui 2mila destinati al partito e gli altri 500 altrove.
Cosa si intende per "altrove"? Nel documento con le possibili nuove regole, visionato dall'Adnkronos, si farebbe riferimento a un "conto intestato all'Associazione Movimento 5 Stelle appositamente dedicato alla restituzione alla collettività". Le novità potrebbero essere illustrate a breve ed essere sottoposte già nei prossimi giorni al voto online: gli iscritti dunque dovrebbero dire la loro sulla revisione della vecchia battaglia anti-casta.
La fronda dei ribelli
Tuttavia sullo sfondo c'è una battaglia portata avanti da una sorta di "fronda ribelle", che non manderebbe giù un cambiamento così netto. A guidarla sarebbe su tutti Virginia Raggi, che si sarebbe messa di traverso - tra le altre cose - anche sulle novità relative all'assegno di fine mandato per i parlamentari uscenti. Tra le ipotesi vi è quella di farlo restare per l'80% nelle tasche degli ex e per il 20% nelle casse grilline per le spese di funzionamento.
Nella bozza del documento, sempre secondo l'Adnkronos, si affermerebbe che potrà trattenere per sé l'assegno di solidarietà "per la parte eccedente la quota del 20% di quanto percepito" mentre la restante parte "dovrà essere versata all'Associazione Movimento 5 Stelle per le spese di funzionamento".
Invece per chi ha abbandonato il Movimento si potrebbero applicare le disposizioni sul trattamento economico deliberate dal Comitato di garanzia l'11 aprile 2021, ovvero due terzi dell'assegno andrebbero restituiti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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