Si prendono e si mollano, amore e odio, prima ti sostengo e poi ti affondo, poi «tiferemo per te fuori dal palazzo (Di Pietro a Grillo) e «sei quello giusto per il Quirinale» (Grillo a Di Pietro). Una love story complicata, tanto da essere incompresi, Di Pietro dai suoi (ex) colonnelli e Grillo dai suoi fedeli del blog. Che dopo l'endorsement del leader 5 stelle per Di Pietro, sconfitto nelle urne e distrutto «mediaticamente» dalle inchieste su soldi e case, invece di rottamarlo insieme agli altri zombie gli fa chapeau e lo candida al Colle. «Dai Beppe, facciamo così, diciamo che questo post non è mai stato scritto» è quel che pensa una buona una metà dei 1.200 (e)lettori che commentano il post di Grillo su «Di Pietro presidente della Repubblica». Si teme uno scherzetto di Halloween: «Sig. Grillo, la prego abbandoni Di Pietro perché non ci appartiene»; «non ho capito se questo post è serio o è una provocazione...»; per arrivare ad un «Caro Beppe (con affetto): per oggi un vaffa anche a te!». Altri invece approvano un'alleanza Di Pietro-Grillo.
Dunque si spiega così l'uscita (a freddo, dopo il boom siciliano) di Grillo? Un'alleanza futura? È da escludere. Primo, il «non statuto» del M5s esclude qualsiasi alleanza, e in moltissimi consigli comunali e regionali dov'è presente, il M5s è all'opposizione mentre l'Idv in maggioranza (col Pd o con l'Udc). Secondo, Di Pietro è in fase calante, Grillo ascendente, non ha bisogno di lui. Però, l'elettorato potenziale sì. Molti delusi dell'Idv sono già passati al M5s, anche tra gli eletti grillini. Il trend può solo aumentare, ma ad una condizione: che Grillo non sacrifichi la figura di Di Pietro, a cui gli elettori Idv sono legati, malgrado tutto. Dicendo che Di Pietro «ha commesso molti errori, ma è onesto ed è l'unico che in Parlamento ha combattuto il berlusconismo» Grillo magari scontenta una parte dei suoi, ma fa breccia nell'elettorato dell'Idv. La possibilità che il M5s si pappi il partito di Di Pietro è molto concreta. Se la Sicilia è un test, il rapporto è 15 a 3,5, roba da annientamento. Se si aggiunge poi che lo stesso Tonino dice che «l'Idv è morta», la fine potrebbe essere fulminea. A quel punto Di Pietro verrebbe salvato dal vincente Grillo come figura esterna, e non è un caso che Grillo lo candidi al Colle e non ad un ministero (e tantomeno a Palazzo Chigi). Un pensionamento di lusso, anzi, cinque stelle. Tanto che il leader Idv ha pubblicamente ringraziato: «Troppa grazia, Sant'Antonio...».
Ma nel partito la tensione resta alta. «Si sta chiamando fuori quando invece ha gestito l'Idv come un padrone, me ne vado» attacca Donadi, suo capogruppo alla Camera, ormai in rotta totale, mentre Pancho Pardi chiede che si cambi leader. Critiche respinte al mittente in serata dallo stesso Di Pietro: «Al prossimo congresso cacceremo gli approfittatori, non abbandono la nave finché non troveremo un nuovo leader».
Di Pietro sacrifica il suo partito, dandolo in pasto a Grillo, per salvare se stesso? È un sospetto che attraversa lo spazio tra M5s e Idv. C'è da dire che, malgrado gli scontri, Grillo ha sempre attaccato il partito di Di Pietro, più che Di Pietro stesso (nel 2010 disse addirittura che era come la «kriptonite» per la cattiva politica, «senza di lui il Parlamento potrebbe chiudere»). Che si fidi, però, non è affatto detto, perché di fregature da quelli ne ha già prese. Coi suoi Grillo ricorda la campagna elettorale fatta nel 2009 in sostegno dei due candidati al Parlamento Ue dell'Idv, cioè De Magistris e Sonia Alfano, poi eletti con un mare di voti, anche grazie ai grillini. Il comico girò l'Italia, per fare campagna ai suoi candidati alle comunali 2009, negli stessi giorni, ma invitando a votare De Magistris e Sonia Alfano in Ue, per realizzare una «manovra a tenaglia»: gli eletti del M5s dal basso, nei consigli comunali, e i due europarlamentari mezzo grillini mezzo Idv, dall'alto, dall'Europa. Poi però non è andata così. Grillo si è sentito sfruttato soprattutto da De Magistris, che ha usato l'Europa per poi candidarsi a Napoli («e ora fa il sindaco per arrivare in Parlamento» col suo nuovo movimento arancione). Ma anche Di Pietro gli ha tirato delle sòle. Con la foto di Vasto, quando ha provato la coalizione con Pd e Vendola, liquidando Grillo come «uno che vuole solo distruggere». Lì, però i rapporti di forza erano diversi, quello forte era Di Pietro, l'outsider il M5s. Il contrario di adesso. Se riuscisse a Di Pietro sarebbe un colpo magistrale.
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