Avere un seno florido, morbido e naturale. È il sogno di molte donne, di quelle che vorrebbero una ritoccata solo per civetteria, ma anche di quelle che hanno sopportato una mastectomia e non si riconoscono più. Certo, ci sono le protesi. Ma due donne su dieci ritorna dal chirurgo solo dopo un anno e le protesi a volte si rompono.
Insomma, se non si vogliono correre rischi, la strada alternativa c'è. È più lunga, a tappe, ma il successo sembra assicurato. Lo garantisce Gino Rigotti, l'unico italiano (assieme ad un americano e ad un francese) che ha introdotto e applicato la tecnica di ricostruzione della mammella mediante l'autotrapianto del tessuto adiposo. Una soluzione innovativa che ha ottenuto anche la validazione ufficiale del Centro nazionale trapianti. Dunque, Rigotti ha le carte in regola per rivolgersi alle donne interessate all'argomento. I suoi interventi di ricostruzione, quando seguono l'asportazione di un tumore alla mammella, sono totalmente a carico del Ssn. Ma il primo ostacolo di questa tecnica è che Rigotti è molto richiesto. Se prenoti un intervento ora, devi aspettare il turno ad ottobre.
Lui ha già effettuato con successo 2.000 interventi e il passa parola tra le donne incrementano le prenotazioni. Tutte aspirano ad avere un seno naturale, che duri per tutta la vita e non si debba ricambiare ogni dieci anni come quando c'è una protesi. E Rigotti ne spiega i vantaggi. «Mentre le protesi rimangono un corpo estraneo e rigido nel seno della paziente e oltre un certo numero di anni vanno sostituite, il grasso innestato è assolutamente biocompatibile, conferisce un aspetto più naturale alla mammella ricostruita, ne preserva la sensibilità e, una volta concluso l'iter ricostruttivo, il risultato è stabile per il resto della vita e segue le variazioni del peso corporeo». Come si procede? «Aspirando del grasso da altre parti del corpo con una cannula di tre millimetri di diametro che poi va reiniettato in diverse direzioni della zona interessata spiega Rigotti- in questo modo il tessuto è esposto alla circolazione dell'area ricevente, viene vascolarizzato e quindi sopravvive».
Questa tecnica però è dedicata alle donne dotate di molta pazienza. Per essere efficace, va fatta per gradi.
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