RomaSul destino politico di Nichi Vendola appare una nuvola scura lunga venti mesi. È quanto ha chiesto il pm di Bari durante uno dei processi scaturiti da un filone dell'inchiesta sulla malasanità pugliese. Tutto questo accade mentre il governatore si prepara a sfidare Bersani e Renzi alle primarie ed è l'ennesima scossa che fa tremare la coscienza della sinistra. Dopo Pionati, dopo i guai giudiziari della segretaria di Bersani, ecco che anche Vendola deve confrontarsi con accuse sgradevoli. La prima risposta è netta: «Se mi condannano lascio la politica». Poi comincia il j'accuse contro la Procura: «Non giudico la richiesta dell'accusa, ma ne sottolineo la forza mediatica». Come a dire: questo processo serve solo a rovinare la mia immagine. Quando accadeva ad altri era considerato un tabù, ma si sa i tempi cambiano.
L'accusa è quella di essere riuscito ad ottenere la riapertura dei termini di un concorso da primario ospedaliero nel 2008 per consentire di parteciparvi a un medico che non aveva presentato la domanda e che Vendola sponsorizzava. Concorso in abuso d'ufficio il reato, pesantissima la richiesta di condanna avanzata dai pm durante il processo con il rito abbreviato: un anno e otto mesi, appunto. «Richiesta esorbitante», per il governatore. Che se accolta spazzerebbe via Vendola dalla scena politica: «Per me sarebbe un punto di non ritorno, segnerebbe un mio congedo dalla vita pubblica. Ma una sentenza ispirata a verità e giustizia credo che restituirà a me quello che è dovuto, cioè la mia totale innocenza». La decisione è prevista per il 31 ottobre, quando il gup di Bari Susanna De Felice leggerà il dispositivo. Stessa accusa e stessa richiesta di pena per l'allora direttore generale della Asl di Bari, Lea Cosentino, la «Lady Asl» che per prima ha tirato in ballo Vendola di fatto autoaccusandosi di aver «aggiustato» il concorso.
Il presidente della Regione Puglia, per i magistrati, avrebbe favorito Paolo Sardelli, il medico poi nominato primario del reparto di chirurgia toracica dell'ospedale San Paolo. Quando il concorso era stato bandito Sardelli non aveva presentato la domanda perché - come raccontato dalla Cosentino - confidava di «poter essere collocato presso il Di Venere (altro ospedale del capoluogo, ndr) in una istituenda unità complessa». Ma il progetto non andò in porto. Vendola, allora, avrebbe cominciato a chiedere con insistenza a «Lady Asl» di riaprire il concorso per permettere al professore da lui sponsorizzato di parteciparvi. «Mi disse di farlo perché mi avrebbe tutelata», ha rivelato la Cosentino. L'escamotage avrebbe consentito a Sardelli di vincere, data l'innegabile superiorità dei suoi titoli rispetto a quelli degli altri aspiranti primari. Uno dei quali, Marco Luigi Cisternino, parte civile, chiede ora a Vendola e alla Cosentino una provvisionale di 50mila euro come risarcimento danni.
Il governatore ha spiegato di non aver interferito perché fossero commessi degli illeciti: «Si è ritenuto di riaprire i termini del concorso. In Italia negli ultimi anni sono stati riaperti 181mila concorsi per primari, non si tratta dunque di una pratica illecita ma di una consuetudine, anche a garanzia della qualità della selezione, perché se troppo ristretta la platea dei concorrenti il rischio è che non ci sia qualità».
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