In questi giorni al supermercato i ravioli ripieni di carne sono invenduti. Nonostante la comodità di fare una cena a basso costo e nonostante lo sconto del 40% per invogliare all'acquisto gli scettici. Ma i produttori se ne facciano una ragione. Questa è l'onda lunga dello scandalo che ha investito i ripieni di pasta composta da carne di cavallo e non solo di manzo così come rassicurava l'etichetta. E ora troppe massaie si domandano a cosa servono le descrizioni degli ingredienti e se c'è ancora da fidarsi visto che le etichette possono essere menzognere e nascondere vere e proprie frodi alimentari.
Gli esperti invitano a non farsi prendere dal panico. In molti casi, le etichette servono, ma bisogna saperle leggere. Per alcuni prodotti, invece, anche le etichette più descrittive nascondono dei tranelli. Che non possiamo scoprire se con cambiano le regole. Come quelle sulle carni. Secondo la normativa Ue è obbligatoria l'indicazione dell'origine solo per le carni bovine fresche, congelate o tritate. Questo criterio non viene però applicato se la carne è utilizzata per preparazioni diverse (salsicce) o all'interno di cibi pronti come cannelloni e lasagne ma anche sughi con carne macinata (tipo ragù), carne in scatola, tortellini e ravioli con carne. Ecco perché, per esempio, Altroconsumo chiede che l'etichettatura di origine sia estesa a tutte le carni, anche quando utilizzate come ingrediente di preparazioni e prodotti alimentari. Dello stesso avviso la Confederazione italiana agricoltori, secondo cui «l'unica soluzione strutturale è l'etichettatura d'origine obbligatoria su tutti gli alimenti freschi e trasformati, cominciando proprio dall'estensione dell'obbligo di provenienza per ogni tipo di carne e non più solo quella bovina».
Ma bisogna tenere gli occhi aperti non solo quando si comprano sughi o pietanze pronte. Anche tutti gli altri alimenti ci sono dei tranelli da evitare. Basta ragionare e diffidare da alcuni ingredienti di cui i cibi sono disseminati.
Prendiamo gli aromi. Bisogna specificare quali sono. Se uno yogurt non li contiene vorrà dire che per farlo più gustoso viene usata solo la frutta, e questa scelta va ovviamente premiata dal consumatore. E infatti gli aromi sono tutti chimici, anche quelli che si spacciano per naturali. E ovviamente, se uno usa l'aroma alla cannella risparmia perché la cannella vera costa di più. In compenso un aroma va sempre specificato perché può creare problemi agli allergici.
È bene alzare le antenne anche quando si legge su un prodotto «grassi vegetali». Se sono vegetali - uno può pensare -sono innocui. Errore. Se l'etichetta non specifica, probabilmente si tratta di olio di cocco o di palma, ingredienti poco costosi nell'industria ma dannosi per il nostro fegato perché ricchi di grassi saturi.
E che dire degli zuccheri contenuti in biscotti, merendine o prodotti dietetici? Il tipo di zucchero è infatti segnato in più forme: saccarosio, fruttosio, sciroppo di glucosio. Sommandoli, le calorie si moltiplicano nonostante indicazioni tipo: «solo il 5% di zucchero». E secondo nuovi studi americani, il valore calorico dei cibi è stimato nelle etichette con errori anche del 25 per cento: a volte in più, spesso in meno.
Occhi aperti anche per i conservanti. Meglio scegliere i prodotti con una «vita breve» perché sono più sani. Certo non bisogna demonizzare i conservanti ma se uno può farne a meno è meglio.
Origine dei cibi non indicata. Una ricerca: sottostimate le calorie
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