Pacchi di tessere sospette: il renziano De Luca accusato di corruzione e abuso d'ufficio

Due inchieste diverse con uno stesso epicentro: Salerno e il Pd. Lì, nel territorio del sindaco-viceministro Vincenzo De Luca, supporter di Renzi, il sindaco di Firenze ha sbancato nella prima fase congressuale: 97% di preferenze nella città di Salerno, oltre il 71% nella provincia. Un plebiscito tra gli iscritti (l'8 dicembre invece voteranno anche i non militanti), ovvero i tesserati Pd. E proprio sulle tessere vuole vederci chiaro la Dda di Salerno, che ha sentito come persone informate sui fatti, il responsabile organizzativo Pd Davide Zoggia, oltre al coordinatore del comitato di Cuperlo, il fiorentino Patrizio Mecacci, che ha denunciato «situazioni fuori da ogni controllo democratico» nel voto dei circoli Pd salernitani. Il sindaco De Luca, nel mirino degli antirenziani per il suo strapotere sul Pd locale, ha liquidato i sospetti con dei numeri e una considerazione: «Congressi PD a Salerno. 2009: Bersani 71%. 2013: Renzi 71,3%. Allora? L'unico vero motivo di contestazione percepito è il mancato gradimento del voto», cioè la vittoria di Renzi.
Più complicato invece, per De Luca (che nei giorni scorsi si è ritrovato sotto casa una testa di maiale con un limone in bocca...) ai sospetti della Procura di Salerno, che lo indaga - ha rivelato Il Fatto - per corruzione e abuso d'ufficio nell'ambito di una inchiesta nata da quella sul crac del pastificio Amato. Con il viceministro della Infrastrutture e trasporti (senza deleghe, che chiede a gran voce: «É uno scandalo, Letta e Lupi devono applicare la legge») risulta indagato anche il figlio Piero. Al centro del fascicolo il presunto pagamento da parte dell'imprenditore Giuseppe Amato di alcune fatture per spese sostenute da De Luca per il comizio tenuto a Napoli, in piazza del Plebiscito, a conclusione della campagna per le elezioni regionali del 2010.
Le inchieste si intrecciano con la vicenda congressuale del Pd, e molto da vicino. Anche perché l'indagato De Luca jr è il capolista a Salerno dei renziani alle primarie Pd. Mentre si avvicina l'8 dicembre, i magistrati stanno acquisendo informazioni e documenti sul tesseramento del Pd, soprattutto nell'area di Salerno. Dove hanno votato, nelle convention dei circoli Pd, circa 13mila persone, 4mila più che in tutto il Piemonte. Un'affluenza molto sospetta, che ha convinto i cuperliani a denunciare i possibili brogli. «Abbiamo trovato verbali falsi, che attribuiscono voti che non si sono mai svolti, con numeri inventati» racconta Mecacci, coordinatore nazionale dell'area Cuperlo. Al momento sono stati congelati migliaia di voti, che tuttavia non modificano di molto la vittoria schiacciante di Renzi in quelle zone.
Mecacci è stato sentito dai pm dell'Antimafia salernitana, per avere un quadro più preciso delle modalità con cui il Pd tessera nuovi iscritti. L'indagine sta rivelando particolari inquietanti. «Hanno trovato pacchetti di tessere in bianco in mano a personaggi in odore di camorra» rivela un dirigente nazionale Pd informato sull'inchiesta della Dda. E l'altro giorno Zoggia, responsabile organizzativo Pd, è stato interrogato per circa un'ora e mezza dal pm Vincenzo Montemurro. Il deputato ha consegnato al magistrato dell'Antimafia gli elenchi degli iscritti per il 2012, circa 18 mila, che saranno confrontati con quello acquisito dalla Dda insieme ad un centinaio di tessere in bianco, prive di numero di serie, trovate ad un costruttore di Nocera Inferiore. Tutte tessere firmate dall'allora segretario del Pd Pier Luigi Bersani, che potrebbe essere ascoltato dai pm salernitani a breve. Gli inquirenti stanno lavorando su un dossier più ampio, che riguarda i rapporti tra politica e camorra.

Che, attraverso imprenditori e prestanome, prova a controllare i partiti che governano i territori di interesse per i loro business proprio col sistema del (falso) tesseramento in blocco. Puntando, come sempre, sui candidati che hanno più chances di vincere...

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