Il paradosso

MilanoL’arte di ribaltare la frittata o di negare l’evidenza. Questo il sottotitolo dell’intervista surreale rilasciata da Giuliano Pisapia sul sito Oggi.it, lo stesso settimanale che l’11 gennaio lo immortalava con la compagna Cinzia Sasso nella casa «dello scandalo». L’avvocato, che «in esclusiva per Oggi aveva aperto le porte di casa sua» come recitava il servizio, corredato da reportage fotografico tra divani bianchi, cucine e librerie di corso di Porta Romana, casa di proprietà del Pio Albergo Trivulzio dove da 22 anni vive per pochi euro (7mila l’anno) la sua compagna, ieri ha spiegato per l’ennesima volta le sue ragioni. E ha scaricato la responsabilità sull’attuale sindaco di Milano Letizia Moratti.
La surreale difesa dell’ex parlamentare di Rifondazione suona più o meno così: «Premesso che non v’è stato alcun illecito, la nostra è stata una leggerezza, e per me la questione è chiusa... E comunque l’affaire Pat ha danneggiato anche l’attuale sindaco che, lo ricordo, ha la responsabilità politica di quanto accaduto... Il trattamento mediatico della vicenda ha portato molti cittadini a pensare che, nel centrodestra e nel centrosinistra, siamo tutti uguali. Ma non è così - sostiene l’avvocato -. Il Pat è amministrato da persone scelte da sindaco e presidente della Regione, che da 20 anni sono di centrodestra. Se c’è qualcosa che questa vicenda ha insegnato ai milanesi è che Letizia Moratti e Roberto Formigoni non hanno svolto il proprio lavoro come avrebbero dovuto». In sintesi: se Pisapia e la sua compagna vivono in una casa del Pat ad affitto stracciato la colpa è del sindaco che non se n’è accorto.
Un’apologia dal sapore kafkiano di chi viene pizzicato - la compagna per la verità - in affitto a prezzi di favore nell’appartamento di un ente pubblico, ottenuto grazie all’intermediazione dell’allora sindaco socialista Paolo Pillitteri e accusa l’attuale sindaco, al governo da meno di cinque anni. Difficile credere che per l’uomo del centrosinistra alle comunali la questione sia veramente chiusa. A bruciare è quel 2% di consensi persi, secondo l’ultimo sondaggio di Euromedia Research, per lo scandalo «Affittopoli». Basta leggere tra le righe della sua dichiarazione: «Persino i miei detrattori sostengono che la mia immagine pubblica non sia stata fiaccata da questa vicenda che, ripeto, è chiara».
A Pisapia non deve essere nemmeno piaciuta la difesa boomerang del leader dell’Idv Antonio di Pietro che lunedì mattina è tornato al Pat, dopo 19 anni, per gridare allo scandalo e sostenere al tempo stesso il candidato della sinistra con cui ha stretto alleanza. La Sasso «deve dare le sue giustificazioni come tutti gli altri. Pensate davvero che Pisapia, che nell’89 non conosceva Cinzia Sasso, debba essere considerato responsabile per l’impegno politico davanti agli elettori?».
Ecco allora che tocca all’avvocato riportare l’onore in casa e difendere sé e la compagna di una vita. Come? Attaccando gli altri, e, con una giravolta, passando da colpevoli a vittime: «Io e Cinzia siamo stati vittime di un linciaggio mediatico».

Non è la prima volta che l’avvocato ricorre allo scudo del fango: «Non nego che ci sia un fatto oggettivo - spiegava all’indomani dello scandalo - ma non accetto che si getti fango sul mio affetto più caro per colpire me».

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