Parlare tutti la stessa lingua Ora si può con il telefonino

Tel Aviv «Tutta la terra aveva una sola lingua e le stesse parole», racconta la Genesi. Poi, gli uomini decisero di costruire una torre - quella di Babele - alta fino al cielo, facendo infuriare il Signore che per mettere fine al progetto ingarbugliò tutto inventando gli idiomi. Il più recente contributo per facilitare la comunicazione tra genti che parlano lingue diverse arriva in questi giorni proprio dalle terre delle vicende bibliche. Una compagnia israeliana, Lexifone, ha commercializzato a fine 2012 un'applicazione per Android, utlizzabile anche senza connessione internet e da telefono fisso. Permette a due persone che non parlano lo stesso idioma di comunicare a distanza al cellulare, al telefono fisso oppure faccia a faccia davanti a un telefonino su cui è attivata la funzione vivavoce, dopo essersi registrati al sito. Usando un sistema di ricognizione vocale, il software ascolta, traduce, ma interagisce anche con i due protagonisti della conversazione: chiede di ripetere una frase pronunciata male o velocemente, indica quando cominciare a parlare. Da una prova del prodotto in modalità «faccia a faccia», semplici frasi in italiano sono tradotte con facilità in inglese.
Italiano, inglese, francese, tedesco, portoghese, spagnolo, mandarino, russo: sono queste finora le lingue traducibili da Lexifone, che funziona in oltre centro Paesi. Nei prossimi mesi, racconta al Giornale Itay Sagie, cofondatore dell'azienda e direttore del marketing, la sua squadra lavorerà allo sfruttamento di nuove lingue: ebraico - Israele non è ancora un mercato per la compagnia di Haifa - arabo, coreano, giapponese.
Itay è figlio dell'amministratore delegato di Lexifone, Ike, un linguista computazionale - esperto quindi dell'utilizzo di strumenti informatici per l'elaborazione del linguaggio - che da anni lavora al sogno di un traduttore universale. «Per molto tempo ha avuto quest'idea in testa, ma soltanto adesso ci sono tecnologie abbastanza avanzate per realizzarla», spiega il figlio.
Ike e Italy Sagie hanno lavorato al progetto dal 2010. Erano una delle tante realtà della Start-up Nation israeliana. Quando a fine 2012 hanno commercializzato l'applicazione, i Sagie hanno detto alla Reuters di aspettarsi un milione di dollari di vendite nel primo anno di vita. Sono le piccole e medie imprese a cercare l'aiuto di Lexifone, spiega Itay, hotel, aziende del turismo e altro, quelle realtà che non hanno abbastanza danaro per permettersi un traduttore o un interprete e che fanno affari attaccati al telefono. Il fondatore dell'azienda racconta che l'applicazione ha un margine molto basso d'errore - «certo si tratta di una macchina e può sbagliare come a volte può sbagliare un interprete in carne e ossa» - e le traduzioni fornite non sono soltanto letterarie ma prenderebbero in considerazione le diverse culture, grazie al lavoro di squadre di traduttori. La compagnia ha soltanto otto dipendenti fissi, ma si affida a partner locali e lavora con linguisti nei diversi Paesi per modificare e rendere più corretto il lessico utlizzato. Per ora, il mercato in cui l'applicazione è maggiormente commercializzata è il Messico - ci sono anche produttori di Tequila nella lista dei clienti - ma l'azienda punta a tutti i mercati in espansione: dalla Cina - dove aprirà un centro di sviluppo - al Brasile.

In queste ore, racconta Italy, dopo che l'Ansa ha ripreso un articolo di un sito israeliano in cui si parlava della nuova tecnologia, «stanno arrivando moltissime e-mail anche da distributori italiani interessati al nostro prodotto».

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