Rombano i motori nella scuderia politica di Luca Cordero di Montezemolo. La sua Italia Futura, in silenzio e con determinazione, si sta preparando all’appuntamento elettorale del 2013. L’associazione di cui è presidente, Italia Futura, pianta bandierine in tutta Italia. Per il momento le sedi regionali sono otto, ma entro l’estate l’intero Paese sarà coperto e l’intenzione è arrivare all’autunno con recapiti in ogni provincia. Non è un partito e non lo sarà. Tessere e congressi sono viste come la «vecchia politica». È un movimento associativo, «un luogo di ideazione civile, politica ed economica», come si legge sul manifesto programmatico.
Montezemolo ha rotto gli indugi. La strategia è decisa. L’obiettivo è arrivare preparati tra un anno, alle elezioni politiche. Il primo passo è stato cogliere la disponibilità dell’opinione pubblica e il risultato è stato lusinghiero. In tutta Italia gli aderenti sono oltre 45mila, spiega Andrea Causin, uno dei tre neo-coordinatori per il Veneto: qui le adesioni sono tremila. Non ci sono tessere da sottoscrivere, è sufficiente associarsi via internet. Questo consenso va strutturato, e Italia Futura è proprio in questa fase.
Finora Montezemolo e il suo coordinatore nazionale, Federico Vecchioni, hanno aperto sette associazioni regionali: Basilicata, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Marche, Puglia, Romagna, Toscana e Veneto.
È imminente l’insediamento in Piemonte cui seguirà la Lombardia. Il radicamento sul territorio è fondamentale per la raccolta del consenso. In autunno sarà il momento di mettere a punto il programma elettorale. Saltate a pie’ pari le elezioni amministrative di maggio. Non c’è tempo: sono tutti presi a inaugurare le sezioni.
Chi sarà il candidato di Italia futura? Lo stesso Montezemolo? Monti, Passera, Casini? La partita è apertissima. «L’incognita riguarda lo scenario istituzionale del 2013, le regole del gioco», dice Causin. Cioè con quale sistema elettorale si andrà al voto.
«Se rimane il bipolarismo bloccato non avremo grandi spazi, se sarà introdotta una riforma in senso proporzionale vedremo». L’ipotesi allo studio della maggioranza che sostiene il governo Monti è dunque molto ben vista. Ma sul nome da candidare a Palazzo Chigi i montezemoliani tengono la bocca cucitissima.
Italia futura è un mix di intellettuali, professori, politici di professione, imprenditori e gente comune. Nel comitato direttivo e nel comitato promotore siedono costituzionalisti (Michele Ainis), economisti (Giancarlo Bruno e Irene Tinagli), storici (Miguel Gotor), industriali (Maria Paola Merloni e Andrea Mondello), un critico d’arte come Francesco Bonami, per fare qualche nome. Giornalisti come Angelo Mellone e Giulia Innocenzi, ex spalla di Michele Santoro a Raidue. C’è il sottosegretario Michel Martone, quello dei fuoricorso «sfigati».
I politici provengono in gran parte dal Pd: personaggi delusi come Nicola Rossi o in rotta con il partito. È il caso dello stesso Causin o di Diego Bottacin, entrambi consiglieri regionali veneti da tempo passati al gruppo misto. Bottacin fa parte del movimento «Verso Nord» che ha come riferimento Massimo Cacciari. Ma sono numerosi anche il dissidenti del Pdl, come – per restare in Veneto – il gruppo legato all’ex sindaco di Padova Giustina Destro. Forte anche la componente delle categorie produttive: il coordinatore nazionale è stato presidente di Confagricoltura, uno dei coordinatori veneti (Jacopo Silva) è presidente uscente dei giovani imprenditori regionali. Facce nuove, un taglio con il passato, anche se qualche vecchio politico si sta avvicinando. «Ci vuole chi sa gestire bene la macchina organizzativa», glissa Causin.
Uno spaccato trasversale della società italiana, rappresentativo di tanti interessi. Ma è evidente il tentativo di diventare il nuovo riferimento delle partite Iva.
L’imprenditoria è nel Dna di Italia futura e le zone di primo radicamento sono quelle dei distretti industriali che continuano a rappresentare la spina dorsale del prodotto interno: il Nordest, gli assi Romagna-Toscana-Marche e Puglia-Basilicata, la Liguria. Con l’insediamento a Milano e Torino la matrice del mondo produttivo sarà ancora meglio delineata.
«Abbiamo l’ambizione di fare politica con la stessa efficacia di un partito tradizionale pur non essendolo – confessa Causin - la stagione dei tecnici apre nuovi spazi».
Il governo Monti è visto con favore: «Sta facendo ciò che si doveva fare da tempo, come la riforma delle pensioni». E cosa dovrebbe fare ancora? «Essere più incisivo nel contenimento della spesa pubblica e accompagnare l’Imu con la revisione del catasto. Devono pagare tutti».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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