«Open desk», cantiere aperto. Si presenta così Corrado Passera sul suo nuovo sito internet che egli definisce «una raccolta dei vari contenuti a cui mi sono dedicato in questi anni »:discorsi,interviste, articoli, foto, video. Un diario di bordo che equivale all’annuncio di una discesa in campo. Non a caso, nel raccontarsi, Passera comincia citando «l’impegno di governo come ministro ».Era l’esecutivo Monti, ma il Professore in questa autopresentazione non viene nominato.
Soltanto dopo arriva il resto del curriculum passeriano, la sua prima vita di manager pubblico e privato, «nell’industria e nel credito, nel profit e nel non profit, in Italia e all’estero». Anche in questo caso balza agli occhi un’omissione: Passera cita «il rilancio di Poste italiane e lo sviluppo di Intesa Sanpaolo »,ma non l’incarico di amministratore delegato del gruppo Olivetti su chiamata del presidente Carlo De Benedetti. Il che, qualche settimana fa, gli è costato un’iscrizione nel registro degli indagati (assieme all’Ingegnere) in un’inchiesta sull’amianto con cui erano costruiti gli stabilimenti di Ivrea e che avrebbe causato la morte per cancro di decine di dipendenti.
Passera sente aria di elezioni anticipate e mette le mani avanti. L’ex McKinsey è abile a fiutare dove tira il vento. Come manager ha affiancato De Benedetti per oltre 10 anni per passare alle superbanche (Ambroveneto prima, Intesa poi) transitando attraverso la valle di lacrime delle Poste parastatali. È balzato sul carro di Monti sperando che fosse il trampolino di lancio verso Palazzo Chigi. Anch’egli un salvatore della patria, assieme al Bocconiano. Non gli è andata bene. Ma Passera non ha seguito l’ammucchiata suicida di Monti, Fini e Casini alle ultime elezioni e ha fatto un passo indietro.
È stata una mossa indovinata, che gli consente ora di presentarsi rimesso a nuovo. Una sorta di rivincita verso i due affossatori del «centrino»,dove Passera è convinto di poter svettare. L’approdo politico dell’ex ministro non è lineare. Poteva essere il punto di riferimento dei piccoli imprenditori, un tessuto economico e sociale che chiede rappresentanza senza ottenerla: ma un ex banchiere non era certo l’uomo giusto. Ha avuto abboccamenti con la Lega Nord, invitato da Bobo Maroni agli Stati generali del Carroccio a Torino, molto apprezzato da Flavio Tosi.
Ora Scelta civica è una scialuppa alla deriva e neppure le camicie verdi se la passano bene. Così, dopo quasi un anno passato a riallacciare rapporti e tessere una tela lontano dai riflettori, il cinquantottenne Passera si riaffaccia sul palcoscenico della politica puntando direttamente a guidare quel magma chiamato «centro». Dove si affollano truppe sparse e sparute in cerca di personaggi nuovi che possano fare da collante e da rilancio: Scelta civica di Monti, i popolari di Mario Mauro,l’Udcdi Casini, i redivivi «antideclinisti» di Oscar Giannino, i salotti di Montezemolo, i nostalgici della Dc e forse anche le truppe di Alfano, nonostante che il chiamarsi «Nuovo centrodestra» segni una collocazione diversa dall’area centrista.
Tanti personaggi in cerca di autore, di un uomo nuovo, moderato, di idee liberali e riformiste, che riesca a tenere tutti assieme e a trasformare forze concorrenti in alleate. La discesa in campo era stata ventilata all’inizio di novembre in un’intervista a Giovanni Minoli su Radio24 ,l’emittente di Confindustria. A gennaio dovrebbe presentare il programma politico, centrato sui temi dell’economia: crescita, debito, investimenti. «Mobiliterò 2-300 miliardi»,ha garantito a Minoli. «Dove li prenderò? Lasciamo un po’ di suspense ». Bravo Passera,per le promesse c’è sempre la campagna elettorale europea.
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