Roma - Fino al 40% dei guadagni da risparmi d'ora in avanti se ne potrà andare in tasse e imposte. Il giro di vite del governo Renzi - al momento primo e unico - avrà effetti ben più pesanti sulle tasche dei contribuenti italiani rispetto a quelli immaginati e ci porterà dalle ultime alle prime posizioni nella classifica europea delle tasse sul risparmio.
Una tassazione al 26% sulle rendite finanziarie, non significa che la pressione fiscale si fermerà su questa soglia. Il Sole24ore ha messo in fila tutto quello che già grava sui risparmi e anche le novità. Ad esempio, un aspetto passato un po' in sordina come l'applicazione della stessa aliquota delle rendite finanziarie, il 26%, alle plusvalenze, cioè dei guadagni da capitale quando si cedono i titoli. Erano da poco passati dall'11 al 20 per cento.
Oltre all'imposta aumentata dal governo, restano tutti gli altri tributi. La Tobin Tax, il bollo e l'Ivafe per gli investimenti esteri. Poi la ritenuta sul deposito o sui titoli di stato. In tutto, su un deposito in azioni da 50mila euro che ha dato dividendi per 1.500 euro - è l'esempio riportato dal quotidiano economico - se ne andranno 540 euro. Il 36% del dividendo se lo prende il fisco e in caso di rendimenti più bassi, la percentuale sale fino al 40%.
Si dirà, eravamo il fanalino di coda delle imposte sul risparmio e ora ci siamo adeguati agli altri paesi europei. Sbagliato. Ancora una volta, l'Italia primeggia per scarsa trasparenza e si distingue per un livello di tasse da fine impero. La media europea è del 25%, ma le imposte sono quasi sempre progressive. Il livello massimo è della Francia, dove le imposte arrivano al 35%.
Unico investimento che il fisco favorisce, quello in titoli di Stato. La differenza con le aliquote delle altre rendite è notevole. La tassazione sulle cedole resta, per il momento, al 12,5% e questo, secondo gli operatori, sta creando una disparità e costringerà i risparmiatori a indirizzarsi verso investimenti improduttivi.
Per i conti pubblici è invece una buona notizia. Più investimenti privati sul debito pubblico significa una maggiore facilità nel collocare i titoli di Stato e quindi in tassi ancora più bassi. Poi gli effetti sulle entrate del fisco.
Gli investimenti finanziari sono ormai una voce importantissima del bilancio pubblico e hanno conosciuto un aumento simile a quello già sperimentato delle imposte sulla casa che nel 2014, secondo le famose stime di Confedilizia, arriveranno a 23-27 miliardi. Quelle sui risparmi sono passati dai 6,7 del 2011 ai 17,5 miliardi del 2013.
Di fatto una patrimoniale da 40 miliardi che colpisce ogni possibile forma di risparmio delle famiglie, dal mattone, ai fondi di investimenti ad azioni e titoli di Stato. Con il nuovo giro di vite di Renzi, si aggiungeranno altri 2-3 miliardi di euro.
«Siamo già oltre la patrimoniale da 40 miliardi invocata per anni dalla sinistra», protesta Daniele Capezzone, presidente della commissione Finanze della Camera ed esponente di Forza Italia. Il riferimento è appunto alla somma tra le tasse sul risparmio e quelle sul mattone, anche alla luce dalla stima fatte ieri da uno studio Federconsumatori-Creef, secondo le quale, per altro, la nuova Tasi si prospetta «come una vera e propria simil-Imu» che colpirà anche cinque milioni di famiglie che prima non pagavano l'imposta.
Il combinato disposto della Tasi e dell'aumento della tassazione sulle rendite finanziarie annunciato dal governo, secondo Capezzone, «rischia di
vanificare il positivo sforzo per rimettere 10 miliardi di euro nelle tasche di 10 milioni di italiani». Se le famiglie devono mettere in conto le nuove tasse per casa e risparmi, non ci sarà nessuna ripresa dei consumi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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