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Pd diviso sull'articolo 18 E gli iscritti al partito ora licenziano Bersani

La base elettorale del Pd in rivolta contro le divergenze in seno al partito e la mancanza di una posizione netta sul tema della riforma del mercato del lavoro

Pd diviso sull'articolo 18 E gli iscritti al partito  ora licenziano Bersani

Sull'articolo 18 la base elettorale del Pd ha licenziato Bersani. Gli iscritti sono in rivolta con i vertici democratici e il partito è diviso tra sostenitori e oppositori di Monti, per non parlare poi di coloro che rientrano nella categoria veltroniana "Sì, ma anche no". 

La frattura in seno al Pd si allarga in maniera costante. Bersani ha compiuto l'ennesima giravolta. Il 21 dicembre 2011 dichiarava con fermezza che "è roba da matti pensare di toccare l’articolo 18 e le norme sui licenziamenti mentre la priorità è favorire le assunzioni", lanciando anche una sorta di ultimatum all'esecutivo: "Il governo lo deve capire, lo capirà, altrimenti…”.

Il governo non l'ha capito. E forse nemmeno Bersani, la cui linea è ancora meno chiara. Sulla trattativa sul mercato del lavoro, il segretario democrat si rifiuta di utilizzare il termine "accordo", annuncia che spiegherà meglio il suo pensiero questa sera a Porta a Porta e invita il governo a far di tutto per "colmare le distanze" con i sindacati. Distanze però già sancite da quella perentoria frase di Monti: "La questione sull'articolo 18 è chiusa".

Tuttavia, il voto positivo del Pd nei confronti dellla riforma del governo non sembra in discussione. Lo ha ribadito anche il vice presidente del Pd, Enrico Letta, "pur con tanti distinguo". Per Giovanna Melandri, sull'articolo 18 ha ragione la Cgil, però la riforma nel suo complesso è positiva. Insomma, è il solito sì ma anche no di veltroniana memoria.

Chi invece nel Pd dice assolutamente sì alla riforma del lavoro è il senatore Pd e giuslavorista Pietro Ichino, secondo il quale nella riforma "c'è molto materiale programmatico del Pd". Fa parte del sottopartito del sì anche Giuseppe Fioroni che sull'articolo 18 invita a non fare drammi perché "si è fatta una manutenzione seria".

Il responsabile economico del Pd, Stefano Fassina, al contrario, ha fatto sapere subito la sua contrarietà nei confronti della riforma e dell'articolo 18 e ha invitato Monti a non porre la questione di fiducia. Dario Franceschini ha invitato invece l'esecutivo a "ricercare una sintesi sull'articolo 18 e in particolare sui licenziamenti per ragioni economiche".

Insomma, le divergenze di opinione in seno al Pd sull'articolo 18, la frattura con la Cgil, l'appoggio privo di riserve nei confronti di Monti hanno fatto inalberare la base elettorale dei democratici.

Che si è sfogata sulla pagina Facebook di Bersani e sugli altri social network. "Il Pd voti contro la riforma del lavoro. Il Pd stacchi la spina al governo Monti. Bersani faccia decidere la base con un referendum tra gli iscritti", sono alcuni dei messaggi che campeggiano in rete. La maggior parte delle persone chiede al segretario democratica di assumere una posizione netta.

"Il Pd se continua ad appoggiare Monti deve smettere di definirsi di sinistra", scrive Antonio. "Purtroppo dopo le pensioni anche questa partita sembra persa, colpa a mio avviso di un atteggiamento ambiguo del Pd il quale sta a discutere per le poltrone della Rai e nomine varie, ma poi lascia passare tutte le contro-riforme nel mondo del lavoro", afferma Franco Chiocca.

Vincenzo Francese dice: "Bersani ora basta stiamo prendendo schiaffi da destra e da sinistra stasera a porta a porta spero che prendi le distanze da questo governo che salva solo i poteri forti mentre sta facendo pagare caro e amaro agli operai e ai pensionati la crisi in cui loro ci hanno trascinato".

Più dispiaciuta Rita Marinaro: "Ho votato per te, mi sono anche candidata alle primarie in una tua lista, ma adesso basta. Prima la porcata sulle pensioni, ora la consegna ai padroni di anima e corpo dei lavoratori, la delusione è grande...".

Gatto Rosso ha già deciso: "Appoggiare Monti e Fornero su questa "riforma" del lavoro è il colpo finale ad ogni residua possibilità che io voti ancora PD! Siete riusciti a distruggere definitivamente la sinistra italiana".

E' solo un piccolo campione di messaggi inviati ai vertici del Pd, ma il senso è inequivocabile: gli elettori hanno licenziato Bersani.

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