Pd, finisce la pantomima: Adinolfi al posto di Tidei

La querelle tra il neo sindaco di Civitavecchia e il giornalista va avanti da un mese. Con scambio di insulti e accuse

Pd, finisce la pantomima: Adinolfi al posto di Tidei

Distratti da cose di poco conto come il probabile crollo dell'euro, il terremoto in Emilia e 300mila italiani senza pensione né lavoro, abbiamo trascurato la vera notizia di queste ore, l'arrivo di Mario Adinolfi alla Camera come deputato del Pd. La sit com tra lui e Tidei, nuovo sindaco di Civitavecchia costretto dalla legge e controvoglia a lasciare il posto da onorevole, ci ha ossessionato per un mese. Ricapitoliamo l'accaduto per chi si fosse perso questa fondamentale pagina di politica italiana. Il giorno delle elezioni a Civitavecchia, pochi secondi dopo gli exit poll che danno in vantaggio Tidei, succedono due cose. Primo, gli danno fuoco alla macchina. Secondo, Adinolfi chiede le sue dimissioni poiché incompatibile in entrambe le cariche. Racconterà dopo Tidei: "Mentre ero dai carabinieri a fare la denuncia per l'auto bruciata ho appreso che Adinolfi già chiedeva le mie dimissioni. Lui cerca una fama e una visibilita' che non merita. 'Personalmente, con tre mandati da sindaco e due da parlamentare sulle spalle, ho deciso di rinunciare alla casta che Adinolfi tanto ama e di tornare a fare il sindaco, dopo 42 anni di politica e di vita di lavoro (fino
a che non sono andato in pensione dall'Enel)". A quel punto annuncia che si dimetterà il 1 luglio non prima. Risponde subito Adinolfi: "La farsa delle mancate dimissioni di Tidei e' uno strappo sulle regole che il Pd non puo' permettersi. Ma non giriamo intorno alla questione: non sono gradito a largo del Nazareno, e' cosa arcinota. Viene messo in campo un espediente, con un grave rischio di credibilita' per il Pd. Io posso fare tranquillamente a meno di qualche mese da deputato. Il Pd non
puo' fare a meno di imporre il rispetto della legalita". Controreplica Tidei: "Mi dimetto quando dico io non quando decide lui. Che c.... mi frega di Adinolfi, manco lo conosco e manco lo voglio conoscere perche' ancor prima del mio insediamento in comune sul suo blog gia' invocava le mie dimissioni". Ritorna a bomba Adinolfi: "Tidei, basta sceneggiate. Faccia l'unica scelta coerente con la legge: domani c'e' il suo primo consiglio comunale da sindaco, si dimetta da deputato". Ririreplica Tidei: "Lui non è del Pd perché ha stracciato la tessera del Pd, quindi non tocca a lui subentrarmi. Sono disposto a dimettermi domani mattina dalla Camera purche' Mario Adinolfi rinunci a subentrarmi. Adinolfi non e' mai stato eletto da nessuno, bensi' nominato proprio dal Pd che ora vorrebbe utilizzare come il suo taxi privato per Montecitorio. Io non ho mai cambiato partito in vita mia". Palla ad Adinolfi: "Io ho una posizione critica nei confronti dei vertici del Pd, ma non ho mai cambiato partito. Spero si possa ancora coltivare lo spirito critico, senza che essere un dissidente comporti la perdita del diritto all'elettorato passivo.

Solo in Urs e nell'Italia fascista bisognava possedere la tessera del partito per essere eletti". E via così per un mese e qualche giorno. Ora esce Tidei, entra Adinolfi, la democrazia trionfa. Guadio e tripudio in tutte le strade italiane.

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