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Al Pd le nomine vanno bene solo quando a farle sono loro

L'ultima polemica sulla nomina del commissario alla Ricostruzione nominato dal governo Meloni che ha finalmente chiuso l'epoca dei trombati del Pd

Al Pd le nomine vanno bene solo quando a farle sono loro

Lo spoil system non piace al Pd solo quando le nomine non le fanno loro, e non mettono qualcuno del loro partito. Non si spiega diversamente la caciara che stanno facendo in queste ore per la nomina di Guido Castelli a commissario della ricostruzione post terremoto del centro Italia.

Dopo che, da quando è stato istituito nel 2016, la sinistra ha cambiato 4 commissari, uno per ogni governo, tutti di sinistra e tutti trombati alle elezioni: Vasco Errani, Paola De Micheli, poi finalmente un geologo nel governo gialloverde, subito sostituito da Legnini, del Pd, col governo giallorosso. E dopo sei anni sono ancora fermi al 20 per cento.

Legnini fu nominato come compensazione dopo aver perso le regionali in Abruzzo. Tra l’altro, ora non è stato cacciato, ma gli era scaduto il mandato. E il governo Meloni ha giustamente espresso una nomina di sua fiducia. Perché avrebbe dovuto nominare uno del Pd? La sinistra ha mai nominato uno non della “ditta” finché è stata al governo? No, a cominciare dalla Ricostruzione.

La stessa polemica pretestuosa l’abbiamo vista con la nomina di Alessandro Giuli al Maxi, a sostituire Giovanna Melandri messa lì dal Pd dopo essere uscita dal Parlamento.

Hanno sempre fatto così a sinistra, e hanno pure la faccia tosta di lamentarsi quando, finalmente, tocca agli altri: “Che brutto segnale. Lo spoil system applicato dal Governo alla gestione del post terremoto è una pessima scelta. Un grazie sincero a Giovanni Legnini per la dedizione, l'efficienza e il piglio istituzionale con cui in tutti questi anni ha gestito una così delicata vicenda”, ha scritto Enrico Letta su Twitter.

Gli ha risposto Tommaso Foti, capogruppo alla Camera di Fratelli d’Italia: “Ci vuole proprio la faccia di bronzo del Pd per parlare di spartizione di poltrone sul terremoto. Basterebbe elencare i 'compagni eccellenti' che hanno rivestito quel ruolo: da Vasco Errani a Giovanni Legnini passando per la De Micheli. Adesso, con Guido Castelli, avremo finalmente una persona che non andrà a rivestire la carica di commissario per il terremoto con lo scopo di occupare una poltrona e avere uno stipendio, ma un Senatore in carica che affronterà e si impegnerà a risolvere i problemi legati alla ricostruzione. E lo farà insieme al Governo nazionale, portando con sé la consolidata esperienza da sindaco e assessore regionale. Speriamo che Castelli, tra le altre cose - ha concluso Foti-possa rendere trasparente la gestione di una struttura che, in questi ultimi tre anni, è diventata elefantiaca e si è dotata di centinaia di consulenti strapagati”.

A differenza di Legnini, che veniva direttamente dal Csm (dopo essere stato sottosegretario), Castelli non viene da una trombatura ma è stato nominato per competenza: ex sindaco di Ascoli Piceno (comune del cratere), è stato per due anni, fino all'elezione in Senato lo scorso settembre, assessore regionale delle Marche, con la delega alla Ricostruzione e quindi già partecipava alla cabina di cordinamento che ora dovrà dirigere. Nessun tempo perso quindi per studiare il dossier, come invece fu per Legnini, e i tre precedenti del Pd.

"Ringrazio il presidente del Consiglio Giorgia Meloni per la fiducia accordatami - le prime parole di Castelli dopo la nomina- Il mio pensiero, in questo momento, va ai terremotati ed in particolare ai molti che ancora vivono nei moduli Sae. Ero sindaco il 24 agosto 2016 quando la terra cominciò a tremare e non posso, in un giorno come questo, non tornare con la memoria a quella tragica sequenza sismica che devastò l'Appennino centrale. La ricostruzione richiede un grande gioco di squadra e, in questo senso, sarà decisiva la massima collaborazione con i governatori Acquaroli, Marsilio e Tesei che ringrazio per il sostegno e con i sindaci del cratere di cui, per esperienza diretta e concreta, conosco l'impegno quotidiano. Un ringraziamento mi preme rivolgerlo ai tecnici impegnati nella ricostruzione e, infine, al commissario Legnini, con il quale ho collaborato negli ultimi due anni come membro della cabina di coordinamento sisma".

A Letta ha risposto anche Guido Quintino Liris, senatore di Forza Italia: "Enrico Letta, come segretario del Pd, si dovrebbe vergognare a parlare di terremoto e ricostruzione in una nazione governata per anni dal suo partito che vede ancora le vittime di quegli eventi impossibilitati a tornare a una vita normale. Soprattutto occorre ricordare che la nomina di Legnini a commissario del terremoto fu il 'premio di consolazionè per la sonora sconfitta subita in Abruzzo alle ultime regionali che hanno decretato presidente Marco Marsilio. All'epoca, a sfregio del parere espresso democraticamente dai cittadini abruzzesi, la bocciatura elettorale fu ripagata con una nomina di gestione proprio 'incentrata' su un dramma che li aveva colpiti. Del resto il primo problema del Pd è sempre stato quello di occupare poltrone e ora, ovviamente, quello di difendere la loro occupazione a tutti i costi".

Chissà se invece si riuscirà mai a ricostruire l’ossatura di una sinistra che ha ormai disintegrato le basi di coerenza, a cui è rimasta in piedi solo la facciata del potere. Non riescono neppure a ricostruire il loro partito, figuriamoci un intero territorio.

Perché se le nomine le fanno loro vanno bene, e se le fanno gli altri no? Il vento è cambiato, gli elettori vi hanno mandato a casa, fatevene una ragione.

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