Politica

Il Pd tira il governo a sinistra e Alfano finisce nell'angolo

Renzi vuole mettere nel "patto alla tedesca" l'abolizione della Bossi-Fini e le unioni gay. Il vicepremier si appella a Letta: "Noi proporremo i nostri temi, Enrico dovrà mediare"

Il Pd tira il governo a sinistra e Alfano finisce nell'angolo

Secondo Renato Brunetta, «Renzi cerca la crisi di governo», e tocca solo vedere fino a che punto «Letta e Alfano sono disposti a deglutire».
Parere interessato, ovviamente: quelli di Forza Italia si fregano le mani, pensando ai sudori freddi di Angelino Alfano e compagnia davanti alla lista della spesa che il neo-segretario Pd gli ha cucinato. Ma echeggia pareri meno interessati e più interni al Pd, come quello di Rosy Bindi, che constata: «Penso che Matteo Renzi si sia spinto su terreni che sono tutt'altro che scontati per le forze politiche che sostengono il governo. Ha intenzione di partire con programmi e proposte che poi non riesce a realizzare o è pronto a mettere a rischio la tenuta del governo?».
Il sindaco di Firenze, appena indossati i panni di leader del maggior partito di governo, è stato da un lato prodigo di rassicurazioni verso il premier Letta, che lo ascoltava pallido e assorto in prima fila. Addirittura, gli ha promesso che lo sosterrà in quello che è il traguardo più ambizioso per Letta: «L'Europa non è il nostro salvatore ma senza l'Italia l'Ue non va da nessuna parte e in questo tutti noi dobbiamo aiutare Enrico nel semestre europeo». E non a caso andandosene da Milano il premier ha fatto sapere di aver apprezzato soprattutto quel passaggio, per sottolineare che quindi lui resta a Palazzo Chigi fino al 2015. Ma nel «patto alla tedesca» chiesto da Renzi al governo, «voce per voce, punto per punto e con i tempi prestabiliti», sono stati infilati punti importanti che hanno il pregio di far venire le coliche a molti a svariati alleati di governo, a cominciare dagli alfaniani di Ncd: dall'abolizione della legge Bossi-Fini sull'immigrazione allo ius soli alle civil partnership per le coppie di fatto, etero e gay. «Il tema delle unioni civili lo metteremo nel patto di coalizione, che piaccia a Giovanardi o no: noi siamo il Pd», tuona il segretario del Pd dal podio della Fiera di Milano. E il Nuovo centrodestra entra subito in agitazione. Maurizio Sacconi implora una «moratoria legislativa di almeno un anno» sulle questioni «etiche», perché - spiega - «Renzi non può chiedere che si collochino nel patto di coalizione per il 2014 provvedimenti legislativi eticamente sensibili e perciò divisivi». Anche Rocco Buttiglione, presidente dell'Udc di Casini, si inalbera: «Renzi sembra voler imporre un programma unilaterale al governo. Ma certe cose coi nostri voti non passeranno mai».
È chiaro che nel mirino del sindaco di Firenze c'è innanzitutto Angelino Alfano, assediato sia sul fronte delle riforme, con l'accelerazione sulla legge elettorale maggioritaria che potrebbe trovare sponde esterne alla maggioranza, tra Berlusconi e i grillini, e con la svolta programmatica da imporre a Letta. E sulla legge elettorale Alfano scava le sue trincee: dice no al Mattarellum, appoggiato da Berlusconi, e avverte: «Noi siamo fermi alle parole di Letta, confermate da Franceschini, per decidere questa cosa si parta dalla maggioranza». Quanto alle scelte programmatiche indicate dal sindaco, Alfano dice molti no: «Siamo assolutamente contrari ad aprire le frontiere», e quanto alle civil partnership «la famiglia non si tocca». I temi evocati da Renzi vengono liquidati come «palloni della vecchia sinistra», e Letta viene chiamato in causa come garante del patto di coalizione: «Non c'è una crisi di governo vicina. Oggi comincia la partita. Renzi ha posto i suoi temi, che sono quelli di sinistra, noi porremo i nostri. Vediamo se Letta trova la sintesi». Mentre Renato Schifani si erge a difensore del Senato, che Renzi vuole abolire: «No a un Senato di serie B, e no alla sua abrogazione».

Nonostante l'ottimismo ostentato ieri, per Letta si prepara una mediazione assai ardua.

Commenti