Roma - Tutti a rapporto al Quirinale, ieri, per assicurare che sulle riforme istituzionali stavolta, a differenza delle ultime 10-12 legislature, si fa sul serio.
L'impegno chiesto da Napolitano, e preso dal premier Letta - accompagnato dai ministri Quagliariello e Franceschini - è di avviare subito il percorso: e così il ddl costituzionale che stabilisce le «procedure straordinarie» dovrebbe essere sul tavolo del Consiglio dei ministri già il prossimo venerdì, e in tempi brevi il governo varerà il cosiddetto comitato dei «25 saggi» (si fanno tra l'altro i nomi di Onida, Violante, Ceccanti, Clementi). Ma sul merito delle riforme l'accordo sembra sempre assai lontano, e bastava scorrere le dichiarazioni di esponenti Pd sulle agenzie, ieri, per capire che nel partito di Epifani la spaccatura tra filo e anti-presidenzialisti, è verticale.
E così D'Alema - che aveva aperto al sistema francese - fa un passettino indietro per rassicurare chi tra i suoi è convinto che il presidenzialismo sia un regalo a Berlusconi, e dice che «è utile avere un presidente al di sopra delle parti». Mentre Bersani ne fa uno avanti e dice che, con i «dovuti contrappesi», il presidenzialismo potrebbe anche andar bene. Stasera, in direzione, una serie di ordini del giorno, come spiega Peppe Fioroni, chiederanno «un referendum tra gli iscritti sulla riforma della Costituzione e la forma presidenziale». Nel frattempo molti, tra i democrat, iniziano a sospettare di essersi fatti un'altra volta prendere per il naso dal Pdl sulla legge elettorale. «Franceschini, per conto del governo, ci ha legato le mani dicendo che mettere in discussione ora il Porcellum avrebbe fatto saltare la maggioranza, e che quindi la mozione Giachetti andava respinta», lamenta un parlamentare ex Ds, «e così ora ci troviamo senza alcun potere contrattuale nei confronti di Berlusconi».
Che infatti non ha perso tempo, e tre giorni fa ha spiegato che la riforma del Porcellum è l'ultimo dei problemi del paese, perché «la gente non mangia pane e legge elettorale». Ieri Alfano ha ribadito il concetto, stoppando ogni accelerazione: «La legge elettorale si farà alla fine del percorso di riforme, metterla al primo posto è un modo per creare problemi al governo». Fatto sta che ora in molti, nel Pd, si mangiano le mani per il «regalo» fatto al Pdl, «il secondo dopo l'Imu da quando c'è Letta», mugugnano. E anche Gianni Cuperlo, candidato in pectore alla segreteria del partito, fa capire che bocciare la mozione Giachetti è stato un autogol: «Cancellare il Porcellum era e rimane la priorità che gli italiani ci hanno consegnato, non possiamo rinviare la riforma alla fine del percorso istituzionale perché sarebbe troppo alto il rischio di tornare alle urne con le vecchie regole.
Un ripristino del Mattarellum, con la disponibilità a discutere di una soluzione più condivisa, è l'unica garanzia».
Esattamente quello che chiedevano i renziani, capitanati da Giachetti, il quale torna alla carica: «Dopo che il governo ha archiviato le modifiche al Porcellum e che Berlusconi e Alfano ci han fatto capire che ce lo terremo a vita, spero che la Direzione del Pd si decida a battere un colpo».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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