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Il Pdl fa quadrato nonostante i veleni «Tutti con Silvio»

Il partito si stringe attorno al leader: "Pronti alla battaglia". Ma in caso di rottura resta il timore che qualcuno possa tradire

Il Pdl fa quadrato nonostante i veleni «Tutti con Silvio»

Il Pdl si stringe attorno a Berlusconi: «Siamo con lui sempre e comunque». Il giorno dopo l'abbandono della linea trattativista per le troppe porte in faccia ottenute da Pd e Colle, il partito torna ad autoanalizzarsi. Che si fa? Tutti disposti a far saltare il banco di palazzo Chigi per ottenere la salvezza del capo? La risposta è unanime: si sta con Silvio a prescindere da cosa decida di fare. Solo che i falchi lo fanno con entusiamo, le colombe obtorto collo.

Prima occasione per guardarsi negli occhi è la riunione del gruppo al Senato, all'ora di pranzo. Parlano Schifani, Casellati, il gruppo dei siciliani. Tutti a ribadire: «Dobbiamo stare uniti». Ma le divisioni ci sono. La supercolomba Quagliariello, per esempio, assente alla riunione, si sa come la pensa: «È inutile pensare che possano esserci elezioni anticipate nell'immediato. La prima finestra utile per il voto è nel 2014, dopo la correzione del porcellum.

Un atteggiamento estremista non fa il gioco del centrodestra». Linea non proprio coincidente con quella per ora vincente del «ora basta pietire un aiutino da chi dimostra che vuole soltanto uccidere Berlusconi». Alla riunione parla pure Scilipoti, già «responsabile» pro Berlusconi e additato da molti come pronto a rifare il «responsabile» questa volta pro Letta jr. Contattato dal Giornale, resta però abbottonatissimo: «Confido che Pd e Pdl lavorino ancora per trovare una soluzione nel supremo interesse del Paese». Sì ma se salta il governo lei che fa? «Sono un cristiano. Credo nella “divina provvidenza” che aiuterà il Pd a non votare la decadenza del Cavaliere e il Pdl a non affossare il governo in un momento come questo».

Parte del partito teme che qualora si dovesse andare alla rottura, anche nel Pdl spunterebbero dei «traditori». Termine utilizzato da Schifani: «Abbiamo registrato una fortissima compattezza di tutti i senatori. E abbiamo manifestato la grande solidarietà a quei senatori che in alcuni articoli erano stati indicati come traditori. Il Pdl è unito - ribadisce - ed è pronto a qualunque tipo di battaglia». Vero? In queste ore circolano veleni a non finire, alimentati dal sempre maggior peso che hanno Verdini e Santanchè nella nuova Forza Italia. C'è chi sostiene siano cinque, nove, addirittura venti i berluscones scettici sulla linea dello strappo e quindi pronti a far da futura stampella al governo. Nei giorni scorsi erano circolati i nomi di Pietro Iurlaro, Pippo Pagano, Salvatore Torrisi, Francesco Scoma, Antonio Milo, Vincenzo D'Anna, Pietro Langella, Ciro Falanga e Giuseppe Ruvolo. Dagli interessati era però subito arrivata la secca smentita: «Restiamo convintamente nelle file del Pdl, sostenendo le decisioni del partito e quelle di Silvio Berlusconi». Il senatore Minzolini sorride: «Macché ribaltonisti! Dove andrebbero? E poi i sondaggi dicono che siamo in salita al 28,7%. Riusciremmo a riconfermare tutti e guadagnare altri parlamentari».

Qualche veleno colpisce pure i «governativi» Alfano, Lupi, Quagliariello, Lorenzin e De Girolamo che, in caso di crisi di governo, perderebbero il posto. «Mai stata interessata alla poltrona - dice il ministro della Salute Lorenzin - Come la penso? Che sono berlusconiana di ferro da quando avevo 20 anni e tutti i colleghi ministri pidiellini sono con lui. Faremo sempre e solo l'interesse del nostro Presidente e del Paese». La linea resta salda e la detta Schifani: «Non siamo pronti a nessuna crisi di governo. Naturalmente tutto dipende dal comportamento degli altri partiti».

Ossia: il governo cade se il Pd fa cadere Berlusconi.

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