Il Pdl tiene a galla Monti per fare affogare Casini

Cresce il malcontento dopo le accuse al Cav, ma Alfano frena i falchi per non cadere nella trappola Pd: Pierfurby al Colle e Bersani premier

Il Pdl tiene a galla Monti per fare affogare Casini

Roma L'ombra di un piano che passa anche da Palazzo Chigi, ma dietro cui c'è l'asse Bersani-Casini. Obiettivo: puntare ai nervi del Pdl per costringerlo a staccare la spina al governo e andare subito dopo alle elezioni anticipate, in autunno, col Porcellum, super conveniente - fidandosi dei sondaggi - per Bersani. Il Pdl sente odore di trappola. Ma, avverte il vicecapo dei deputati pidiellini, Osvaldo Napoli, Pd e Udc «non hanno capito che il Pdl non accetta di fare la levatrice di una crisi di governo. Le smanie per il Quirinale dell'eterno ragazzo di Bisaglia e di Forlani stanno portando Casini a una deriva politica di cui si accorgerà il giorno delle urne».
Nel piano di conquista, che prevede l'archiviazione del governo Monti, Bersani diventerebbe premier mentre Casini proverebbe l'eterna tentazione Quirinale, a maggio, quando scadrà il settennato. Ma di mezzo c'è il Pdl, che al momento non vuol far precipitare la situazione, anche se un'ala del partito (gli ex An) chiede di mollare Monti e andare alle urne. «Noi siamo gente seria e leale - dice Angelino Alfano dopo l'incontro con Monti - e vogliamo andare avanti per il bene dell'Italia nel fare le cose che oggi servono, come la riduzione del debito». Berlusconi sta preparando la campagna elettorale che verrà, il nuovo soggetto politico destinato a prendere l'eredità del Pdl. E, dicono i suoi, è convinto di poter vincere.
L'alleanza tra post-comunisti e post-democristiani dell'Udc, anche se faranno campagne diverse, avrà un grosso limite, che nel Pdl riassumono così: «I programmi di centrosinistra, basati su più spesa pubblica, sono insostenibili in questo momento e in contrasto con quanto chiede l'Europa. C'è invece un grande spazio per i temi classici del centrodestra: ridurre il peso del fisco che sta strangolando le imprese». Sommando a questo le differenze enormi tra Udc, Sel e Pd, non solo in campo etico ma anche nelle ricette economiche, nel Pdl sale l'ottimismo sulla rimonta possibile. Il tema su cui si vincerà sarà l'economia. Non a caso Alfano ha messo a punto la proposta, condivisa dal premier, sulla riduzione del debito pubblico attraverso la dismissione del patrimonio non strategico dello Stato. E non a caso Berlusconi ha riunito economisti e premi Nobel nella sua villa Gernetto, per studiare le linee della nuova piattaforma economica.
«Agli italiani interessa poco il dibattito sulla legge elettorale, dobbiamo parlare di soluzioni alla crisi - commenta Mariastella Gelmini - di come ridare ossigeno alle aziende e alle famiglie abbassando le tasse, di come abbattere il debito, di come sostenere il Nord-locomotiva d'Italia». Rimodulare l'Irap, togliere l'Imu sulla prima casa, rivedere gli studi di settori, alcuni dei punti che mette già sul tavolo l'ex ministro.

Che ricorda alcune operazioni riuscite del Pdl, anche nella fase «appoggio a Monti»: la compensazione fra debiti dello Stato e crediti vantati dagli imprenditori inserita nel Salva Italia, l'Iva per cassa (cioè la possibilità di versare l'Iva allo Stato nel momento in cui si incassa realmente la fattura, un problema enorme per le imprese finora), e il congelamento dell'aumento Iva di due punti («un merito del Pdl», dice la Gelmini). La linea è di procedere su questa strada, senza rompere con Monti (come chiede un'ala del Pdl), per arrivare a scadenza naturale della legislatura. E lì giocarsi ognuno le sue carte.

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