Roma - I rinvii ormai stanno diventando sospetti. Di settimana in settimana il congresso romano del Pdl continua a essere differito, e a questo punto il caso Roma è stato preso in mano direttamente dal segretario del partito, Angelino Alfano.
È stato l’ex Guardasigilli a volere i voti della base per tutte le cariche: coordinatori scelti dagli iscritti, basta verticismi, il Pdl del futuro deve essere un luogo di decisioni condivise. Invece proprio nella Capitale il nuovo meccanismo si sta inceppando e a questo punto il ritardo del voto nella città vetrina necessita di chiarimenti e indagini interne.
Il primo motivo addotto informalmente è la volontà di far coincidere il congresso con la campagna elettorale per le amministrative. Ma nel Lazio si voterà sì tra meno di due mesi, non a Roma però, dove i cittadini eleggeranno il sindaco soltanto l’anno prossimo. Ed è allora un’altra, anche se non l’unica, la spiegazione. Alfano vuole approfondire una situazione anomala, ovvero la sovrabbondanza di tessere romane. A Milano le tessere sono per esempio quindicimila. A Roma centoventicinquemila.
Questo divario è stato spiegato dai coordinatori del Lazio e di Roma, Vincenzo Piso e Gianni Sammarco, con il fatto che a Roma è molto forte la presenza degli ex di Alleanza nazionale. E l’eredità di quel partito è il maggiore radicamento nel territorio, la capacità di fare politica porta a porta, che porterebbe a un numero di tesserati superiore. Ma Alfano ha convocato un vertice a via dell’Umiltà con i due coordinatori, con il sindaco Gianni Alemanno e con il governatore del Lazio Renata Polverini, proprio per sviscerare il giallo delle tessere romane. C’è da capire se la sproporzione dei numeri corrisponda a una reale differenza di potere tra l’ala degli ex An e quella degli ex Forza Italia, e da dove provenga una cifra così anomala. La resa dei conti si vedrà comunque al momento del voto, perché le preferenze vanno espresse personalmente e a quel punto non conteranno le tessere ma solo i voti nell’urna.
Un altro nodo da risolvere è poi quello dei doppi incarichi: alcuni degli attuali dirigenti laziali occupano già una poltrona e secondo le nuove norme del partito devono scegliere. Ruolo nel partito e ruolo istituzionale non sono più conciliabili.
Il sistema di controllo interno nel Pdl sui presunti tesserati fantasma è comunque scattato anche in altre città italiane. A Modena sono già stati depennati cento tesserati, dopo il commissariamento e i controlli svolti. A Vicenza la Procura ha aperto un’inchiesta perché si è scoperto che nell’elenco dei presunti tesserati c’erano anche esponenti di Rifondazione Comunista. E una parte della lista coinciderebbe con gli iscritti all’Associazione cacciatori veneti. Anche a Bari è stata aperta un’inchiesta su oltre cento tessere. Se il numero delle tessere è irrilevante ai fini del voto, non lo è però nel gioco dei poteri che sempre precede un congresso, e può essere questa la ragione dei tentativi di truffa.
Roma è il centro della politica, e una brutta figura nella Capitale non può essere tollerata. Alfano lo sa benissimo. Un eventuale numero gonfiato di tessere, tra l’altro, non consente di capire i numeri reali del voto, in modo da organizzare in modo efficiente la macchina dei seggi.
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