Pensionati sempre più tartassati: persi 118 euro al mese in sei anni

Il pensionato italiano è il più tartassato d'Europa, paga più l'erario in proporzione di quando lavorava e, naturalmente, consuma sempre di meno. Dati e considerazioni in occasione dell'annuale incontro estivo dei pensionati della Fipac-Confesercenti, che quest'anno si è tenuto a Brindisi. L'aria che si respira è pesante, come i numeri: in sei anni, dal 2008, il pensionato italiano ha perso 1.419 euro di potere d'acquisto, 118 euro al mese. Soldi sottratti a consumi e bilanci familiari. Ma il dato davvero eclatante fornito dal presidente Venturi è che l'Italia è il solo Paese dell'Unione Europea in cui i pensionati pagano in proporzione più tasse di quando erano attivi. Un controsenso.
Qualche esempio. Su una pensione corrispondente a 1,5 volte il trattamento minimo Inps un italiano paga in tasse il 9,17 per cento dell'assegno previdenziale, mentre i suoi colleghi di Germania, Francia, Spagna e Regno Unito nulla. Non va meglio a chi riceve un trattamento pensionistico pari a tre volte il minimo, visto che il pensionato italiano è soggetto a un prelievo doppio rispetto a quello spagnolo, triplo rispetto a quello inglese, quadruplo rispetto a quello francese e, infine, incommensurabilmente superiore a quello tedesco: si va dagli oltre 4mila euro sopportati dal pensionato italiano ai 39 a carico del pensionato tedesco. «Accade così - spiega Venturi - che il pensionato subisca un maggior prelievo rispetto al dipendente e che tale extra imposta sia più forte tanto più la pensione è bassa: 72 euro per una pensione pari a tre volte il minimo e 131 rispetto alle pensioni d'importo inferiore». A questo si aggiunge anche il dato della Coldiretti, secondo cui in Italia ci sono più di 800mila pensionati coltivatori diretti con assegni mensili non superiori a 480 euro al mese che stanno vivendo un periodo difficile ma che, nonostante questo, sono impegnati nel presidio territoriale nelle aree rurali dove sono spesso il motore di iniziative ed esperienze culturali e di solidarietà.
Nel resto d'Europa la tassazione non è certo così iniqua. «Anzi - continua Venturi - avviene proprio il contrario. In tutti i Paesi, a parità di reddito, un pensionato paga in misura inferiore del dipendente. Un'ingiustizia alla quale è ora di dare una svolta, ripensando il sistema fiscale». La richiesta è di estendere anche ai pensionati, come primo passo, il bonus fiscale voluto da Renzi, in modo da ridurre almeno la perdita su base mensile. «Perché essere anziani - conclude Venturi - non può essere considerato un peso sociale».
Stessa linea per Federconsumatori e Adusbef che, in un comunicato congiunto, si uniscono alla Confesercenti nella richiesta del bonus di 80 euro voluto dal governo Renzi. «Bene ha fatto Confesercenti a denunciare, peraltro seguendo identiche denunce dello Spi-Cgil e da noi - si legge - come in questi ultimi cinque anni si sia deteriorato il potere d'acquisto dei pensionati di circa 1.500 euro annui. Cosa gravissima che ha contribuito a far diminuire in termini complessivi il potere d'acquisto delle famiglie sceso del 13,6 per cento dal 2008. Ciò comportando una forte contrazione del mercato solo nel biennio 2012-2013 pari alla colossale cifra di 58 miliardi di euro. Tutto ciò ha provocato ovviamente chiusure, licenziamenti e cassa integrazione.

A questo proposito come abbiamo sempre sostenuto - chiudono i presidenti di Adusbef e Federconsumatori, Elio Lannutti e Rosario Trefiletti - chiediamo l'urgente estensione degli 80 euro di bonus anche a pensionati e incapienti».

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