"Più andiamo a sinistra più siamo il Pd della Ztl. Schlein pensi alle urne"

"Ci sono state le sconfitte in Lazio e Lombardia, poi quella nei ballottaggi, ora il Molise. Sono tre campanelli d'allarme che dicono che il Pd non è in salute"

"Più andiamo a sinistra più siamo il Pd della Ztl. Schlein pensi alle urne"
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All'indomani dell'ultimo voto regionale, con la netta debacle dell'alleanza Pd-M5s, ha scritto sui social: «Ora nel Pd si minimizzerà anche la batosta presa in Molise. Ma continuare a far finta di niente non è la migliore strategia». Oggi Salvatore Margiotta, fino a pochi mesi fa senatore dem di area riformista, già sottosegretario alle Infrastrutture e indicato da molti nella sua Basilicata come possibile futuro candidato governatore, avverte il Pd: tra un anno si vota per le Europee ma anche per molte regioni e comuni, e il rischio è alto.

Senatore Margiotta, Elly Schlein, nell'ultima direzione, ha rivendicato di aver «portato 20mila voti al giorno» al Pd nei sondaggi. Perché non si vedono nelle urne?

«Ci sono state le sconfitte in Lazio e Lombardia, poi quella nei ballottaggi, ora il Molise. Sono tre campanelli d'allarme che dicono che il Pd non è in salute: nessuno vuol darne la colpa a Schlein, dopo soli cinque mesi, ma continuare a trincerarsi dietro i sondaggi - peraltro anch'essi in flessione - sarebbe un errore. Non abbiamo ancora fatto un'analisi del voto disastroso del 25 settembre, e non rispondiamo alla domanda di fondo».

Quale?

«Prima di discettare di alleanze, e persino prima di singole battaglie sacrosante come quella sul salario minimo, dovremmo chiederci: cosa vuol essere il Pd? Abbiamo preso il 33% con Veltroni e il 40% con Renzi quando il Pd ha fatto il Pd: quando è stato aperto e non estremista e ha saputo essere interclassista, parlando a tutta la società. La linea della attuale segreteria invece, col suo movimentismo e l'accento su alcune bandiere e segmenti minoritari dell'elettorato sembra andare in direzione diversa. Ma il rischio è che più si va a sinistra e più si diventa il partito della Ztl».

Schlein però rivendica di voler recuperare la «connessione sentimentale» con la sinistra, e chiede lealtà interna.

«La connessione sentimentale è un conto, vincere le elezioni un altro. Per fare un esempio che sta a cuore a Elly Schlein: in Usa si è vinto con Biden, non certo con Sanders. Quanto alla lealtà, nessuno vuol picchiare il conducente. Ma se si sta sbagliando strada non è lesa maestà segnalarlo. Tanto più in un partito in cui un altro candidato ha vinto tra gli iscritti, e alle primarie si è sfiorato il pareggio».

Nel Pd si mettono ai margini i riformisti?

«Le alzate di spalle con cui l'inner circle di Schlein ha liquidato alcuni abbandoni (da Fioroni a Borghi a Marcucci) dovrebbero essere ripensate. Perché ora diminuiamo anche nei voti. Mentre il Pd era nato attorno all'idea di vocazione maggioritaria. Oggi su alcune grandi questioni siamo afasici: cosa diciamo sulla politica economica e industriale? Il salario minimo è un tema importante, certo, il dialogo con la Cgil va bene, ma perché escludiamo la Cisl? Cosa diciamo a autonomi, professionisti, imprese? E sulle infrastrutture? Il Pd non riesce neppure ad essere limpidamente a fianco del suo sindaco Gualtieri su un'opera fondamentale come il termo-valorizzatore di Roma. Perché?».

In compenso sulla giustizia il Pd ha subito detto no alla riforma Nordio.

«La riforma Nordio non sarà epocale, ma la linea del no è sbagliata, e va anche contro un sentimento molto diffuso tra i nostri amministratori sulla abolizione dell'abuso d'ufficio. Il garantismo dovrebbe essere parte fondante della cultura di sinistra: non c'è alcun motivo per cui se una riforma non piace ai pm non debba automaticamente piacere al Pd: la voce dei magistrati va ascoltata quanto quella degli avvocati, dei sindaci e soprattutto dei cittadini».

Si può fare un'alleanza di governo con chi, come 5S, sta sul fronte opposto

sulla collocazione internazionale?

«No: sull'Ucraina il faro del Pd deve essere la linea di Mattarella e Draghi, con cui oggi Meloni si mette in continuità. Su questo non ci possono essere timidezze o titubanze»

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