Più buonismo e meno soldati: Milano diventa Scampia

Pisapia sognava la rivoluzione arancione, pacifista e senza militari di ronda. Invece si ritrova una città sotto choc tra stupri, rapine e scene da film di mafia

C'è la strada chiusa. Ci sono i camici bianchi della Scientifica, chini sull'asfalto a cercare elementi. E c'è un corpo che sembra un fagotto, là sotto un telo, fra gli archetti che delimitano un passo carraio. I milanesi, composti dietro le fettucce stese dagli agenti, osservano silenziosi. Una signora, Marisa Di Nardo, trema e piange racconta di quando ha stretto fra le braccia la bambina che urlava e aveva la maglietta sporca di sangue. Tutto in una sera calda di fine estate dove meno te lo aspetti: non a Scampia, dove l'altra notte hanno ucciso il fratello di un boss ma a Milano, in una zona residenziale. Via Muratori non è una via qualunque, Porta Romana è a pochi passi dal luogo della sparatoria, il Duomo è a portata di mano. Siamo nel cuore di Milano e nel centro della città la morte è arrivata come nei film che raccontano la mafia e la camorra, altre terre, altre immagini straziate. Lo scooter che si ferma, il killer che scende e spara impietoso. Una successione impressionante di colpi, fra i cittadini a spasso, magari col gelato in mano o il cane al guinzaglio.
Ecco, lo diciamo subito: risparmiateci la solita tirate sociologiche sui ghetti senza orizzonte e sulle periferie degradate che trovano riscatto solo in certe pellicole coraggiose. La verità è che si è sfiorata una strage a due passi dal ristorante sempre pieno, dalla libreria che ha rifornito generazioni di studenti, dalle terme che fanno tanto tendenza. Milano non è Napoli, con rispetto parlando, ma Milano può diventare come Napoli. Porta Romana, quella della canzone di Giorgio Gaber, non è Secondigliano, ma i killer hanno licenza di uccidere in Campania come in Lombardia. Sarà un'espressione retorica, ma non va bene abbassare la guardia. E invece già nell'estate scorsa, dopo il trionfo della lista Arancione, il neosindaco Giuliano Pisapia reclamava: via i soldati da Milano. E l'allora Ministro Ignazio La Russa lo accontentava a tambur battente: via due militari su tre. Al resto purtroppo ci sta spingendo la solita spending review, praticata fra mille ipocrisie anche dalle forze dell'ordine. Meno caserme. Meno poliziotti. Meno carabinieri. Meno tutto. E uno spicchio di metropoli che è diventato, specie nella zona sterminata di via Padova e viale Monza, una kasbah ingovernabile, una babele quasi indecifrabile di popoli dove le forze dell'ordine si muovono come in uno stato estero e dove il famoso controllo del territorio è solo un'ipotesi di scuola.
Il sindaco che proclamava Milano città sicura farà bene a rifare i suoi conti, in vista di quella scintillante vetrina no problem chiamata Expo. Certo, il crimine può avvenire ovunque, ma sono le modalità, la sfrontatezza, l'arroganza della mano assassina a colpire. In un orario, quando si beve l'aperitivo o si rientra a casa per la cena, e in una stagione, baciata dal clima mite, che sono fatti apposta per far incontrare le persone e per togliere la paura. Invece, il tempo sembra far riesplodere dal sottosuolo i demoni di una Milano violenta: più avanti, in via Muratori all'angolo con via Friuli, il 18 febbraio 1992, il giorno dopo l'arresto di Mario Chiesa, fu massacrato il medico dell'Inter Roberto Klinger. Un delitto ancora avvolto nell'oscurità. E sempre in via Muratori, ma all'incrocio con viale Umbria, il 29 gennaio 1979 fu abbattuto il giudice Emilio Alessandrini. Una mattanza che sconvolse il Paese. Ma quello ero terrorismo, con cui alla fine, pur dopo molte esitazioni e troppi distinguo, Milano e l'Italia fecero i conti. Qua, invece, siamo davanti ad un'esecuzione che non si sa come classificare e, inattesa di una risposta che speriamo rapida dalla magistratura, il vuoto si riempie solo di inquietudine.

La morte ha disfatto una famiglia che camminava per strada. Un uomo. Una donna. Una bambina. Tre persone mano nella mano. Come migliaia di loro concittadini. Il sindaco, e non solo lui, farebbe bene ad avviare una riflessione sulla sua città. La cartolina non c'è più.

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