Politica

Il piano di Renzi: dallo "sblocca Italia" al duro attacco alla Rai

Il capo del governo sulle riforme: prima il Senato poi la legge elettorale. Entro luglio "il decreto sblocca Italia per le opere ferme"

Il piano di Renzi: dallo "sblocca Italia" al duro attacco alla Rai

Si presenta in camicia e jeans Matteo Renzi al Festival dell'Economia di Trento. In prima fila ad ascoltarlo Sergio Marchionne, Alessandro Profumo e Fabrizio Saccomanni. Introduce i lavori l'economista Tito Boeri, che pone al premier una serie di questioni molto importanti. Il capo del governo, dopo aver scherzato sulla lunghezza delle domande (si rivolge al pubblico e sorridendo dice: "Domani come siete messi?", a voler sottindere che il discorso sarebbe stato molto lungo) risponde così: "Non c’è una ricetta magica, una riforma che risolve tutto", serve un "orizzonte di insieme". Spetta poi a Enrico Mentana il compito di incalzare il presidente del Consiglio con le domande. Renzi ostenta sicurezza e ottimismo: "Entro luglio faremo il decreto sblocca Italia. I comuni hanno 15 giorni per comunicare dove ci sono interventi bloccati, o investimenti bloccati per interventi pronti a partire, ce li comunichino. Noi creeremo una struttura tecnica e con un responsabile ad hoc per sbloccarli" aggiunge, garantendo la "trasparenza totale". Il premier aggiunge che "sarà un meccanismo di moral suasion nei confronti del sindaco o dell’amministratore, un procedimento chiaro per sbloccare processi in corso". Che aggiunge come "la trasparenza, l’Open Government cambierà l’amministrazione italiana. Sarà una rivoluzione culturale

538em;">eccezionale".

Il presidente del Consiglio si sofferma anche sull'Europa e chiarisce subito un concetto che gli sta a cuore: "Sbagliato dire che l’Italia debba avanzare pretese in Europa perché il nostro partito ha preso oltre il 40 per cento alle elezioni. È un atteggiamento sbagliato. L’Italia - prosegue - deve presentare un pacchetto di proposte serie, penso all’energia, all’atteggiamento dell’Europa verso i Paesi del Nord Africa. Non mi interessa parlare di nomi, indicare il presidente. La madre
di tutte le battaglie - ribadisce - è quella sulla crisi del lavoro. Dobbiamo parlare con riforme sulle politiche industriali, riformare il mercato del lavoro. Con questo 40 per cento - dice ancora Renzi - dobbiamo prendere questa occasione di ripresa, se no non serve".
E anche sulle "pagelle" che la Commissione Europa darà ai singoli paesi membri, il premier si mostra decisamente ottimista: "Non ho particolari timori per l’oggi e il domani. Il problema è che si può discutere di singole cose tecniche-economiche. Oggi c’è un allineamento astrale unico e irrepetibile", va sfruttato, perché dalla crisi si può uscire ed è possibile "cambiare la Ue".
Capitolo riforme. "Entro fine mese - assicura Renzi - faremo partire la riforma della giustizia civile, con il processo telematico. C'è anche la giustizia penale, e qualche problemino anche con quella contabile. Siamo un po' in ritardo - ammette - sulla riforma del Fisco. Il Fisco deve diventare una cosa semplice, in Italia ci sono dieci volte i commercialisti degli altri Paesi". Poi aggiunge: "La delega fiscale l’ho bloccata un po' io, martedì approfondiremo alcune cose con Padoan".

Sciopero Rai? Umiliante

"Chi lavora nel servizio pubblico deve lavorare sui contenuti". Il presidente del Consiglio critica nuovamente la Rai, ricorda la vendita di Rai Way poi bloccata da un provvedimento dell’ex ministro Gasparri, e torna a sottolineare che è una delle possibili scelte per i tagli chiesti da palazzo Chigi. "Occorre parlare di contenuti del servizio pubblico - ha aggiunto - e dico a chiunque voglia fare carriera nella Rai di non venire da me perché non conto nulla quanto a carriera. Se si vuole parlare di costi, come fa il sindacato in una assurda polemica, allora siamo pronti a farlo, siamo preparati. Tutti tagliano i costi - ha detto Renzi - non vedo perché la Rai non debba farlo. L’operazione più semplice è quella di vendere Rai Way". E insiste: "È una polemica incredibile. È una situazione umiliante. A questo punto, se vogliono aprire una riflessione sulla qualità del servizio pubblico, bene, altrimenti questa polemica lascia il tempo che trova". Poi non si fa mancare una battuta a effetto: "Se avessero annunciato prima lo sciopero avrei preso il 42%". Non risparmia i giornalisti: "I direttori del Tg1 non abbiano come riferimento il Pd o chi vince le elezioni. La Rai deve essere fatta da professionisti e deve avere una governance. Lo spazio per costruire in tal senso c’è, anche se la partita è lunga".

Marchionne e la Fiat

"Non parlo del passato - mette le mani avanti il premier - la Fiat è un pezzo di storia del Paese. A me interessa il presente e il futuro. Io lavoro perché l'industria dell'auto lavori in Italia sempre di più. Io voglio vedere anche gli stabilimenti di Detroit, a settembre quando gireremo gli impianti del gruppo. Noi accettiamo le sfide che guardano al futuro". E all'ad di Fiat-Chrysler manda un messaggio: "Se Marchionne è d’accordo, a settembre, nell’ambito del giro che farò, vado a Detroit. Io accetto le sfide ma è evidente che a Termini Imerese, come all’Ilva o nel Sulcis, c’è un tema occupazionale". Dopo poco, raggiunto dai giornalisti, Marchionne ha risposto a Renzi: "Sì, sì, lo aspetto volentieri (a Detroit, ndr)".

L'Italia che sogna il premier

"Tra 10 anni - dice Renzi - mi immagino un’Italia smart. Non dico cool, perché magari fa storcere il naso e allora diciamo che immagino un’Italia bella, che faccia andare i giovani all’estero ma che li faccia ritornare perché è attrattiva".

Politica, tra dieci anni? Si torna a fare altro

"Madia, Boschi, Martina, Mogherini, Lorenzin, siamo un gruppo di ministri e abbiamo tutti la stessa età. Non possiamo pensare che tra 30 anni siamo ancora qui a fare politica. Tra dieci anni massimo questa è gente che deve tornare a fare altro nella vita". Molti prendono nota dell'annuncio-promessa, pronti a dare ragione - o torto - all'ex rottamatore divenuto capo del governo.

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