
Manifestazioni pro Pal al vaglio per capire se esiste una regia dietro i disordini: questo quanto confermato dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. Ospite alla Festa del Foglio, il titolare del Viminale è tornato sulle proteste pro Gaza e pro Flotilla che nelle ultime settimane hanno attraversato diverse città italiane, sfociando in violenti scontri tra agenti e manifestanti.
"In Parlamento ho detto che tutto quello che sta dietro ad alcune scene che abbiamo visto nelle manifestazioni e alcuni elementi sono al vaglio degli inquirenti per capire se alcune azioni apparentemente coordinate c'è una strategia o meno. Da tempo inoltre i nostri investigatori hanno evidenziato la ricomparsa sullo scenario di vecchi nostalgici della vecchia lotta armata” quanto evidenziato da Piantedosi. “Questo non vuol dire un ritorno della lotta armata”, ha precisato il ministro, ma che nel substrato delle manifestazioni "qualcuno vive la suggestione di reimpiantare la lotta armata e la sovversione".
Già mercoledì, alla Camera, Piantedosi aveva sottolineato che sarà l’autorità giudiziaria ad accertare la presunta esistenza di una regia dietro i disordini registrati in occasione di manifestazioni a sostegno della Palestina. In Aula il ministro aveva ricordato che dall’inizio dell’anno al 7 ottobre si sono tenute 8.674 manifestazioni di rilievo e in 242 casi sono state registrate criticità per l’ordine pubblico con 330 feriti tra le forze dell’ordine.
Nel corso del suo intervento alla Festa del Foglio, Piantedosi ha spiegato che definire il governo complice del genocidio è “una semplificazione: “’Genocidio’ è una esagerazione terminologica e concettuale per dare un significato di una contrapposizione a quello che stava avvenendo nei confronti del popolo palestinese a Gaza che non necessitava, nello sdegno che suscitava, di avere questo tipo di ragionamento".
"Non mi sento personalmente complice di genocidio” ha aggiunto il titolare del Viminale: “Come ministro dell'Interno sono tutto proiettato entro i confini nazionali, né credo di essere componente di un governo in qualche modo responsabile di un genocidio o di una esagerazione che c'è stata in questi anni dell'esercito israeliano nei confronti del popolo palestinese".