Fermo, picchiati a sangue dalla banda delle ville

La coppia stava dormendo quando tre banditi hanno fatto irruzione. In tre giorni è il quarto colpo nelle Marche

Fermo, picchiati a sangue dalla banda delle ville

Cala il buio e i predoni si preparano. Silenziosi, invisibili e soprattutto violenti. Tanto. La razzia è quotidiana, gli obbiettivi infiniti. Di quante ville, villette, cascine, casolari è popolata l'Italia? Più difficile rubare una mandria nel Far west che scavalcare muretti e cancelli che non possono proteggere i nostri sonni dai nuovi sciacalli della rapina.
Così per la quarta volta in pochi giorni, la cronaca torna ad accendere neri riflettori sulle Marche. Sarà un caso? Probabilmente sì: i predoni viaggiano, si spostano, saccheggiano per il tempo necessario. Poi cambiano strada. Non mestiere. L'altra notte a vedersela brutta sono stati un imprenditore di Fermo e sua moglie. Il copione è lo stesso di sempre, persino le facce, quasi sempre straniere, alla fine tendono a confondersi quasi in un stereotipo. «Erano dell'Est». Stavolta in tre, incapucciati, hanno picchiato a sangue marito e moglie sorpresi a dormire per poi fuggire con un bottino in denaro e gioielli per circa 30mila euro. Le vittime sono Mauro Cardinali, 79 anni imprenditore del settore idrocarburi e trasporto pubblico e la sua compagna quarantaquattrenne.
Solo il caso ha voluto che almeno a uno dei balordi andasse male. È un albanese di 26 anni, si chiama, ammesso che sia vero, Geni Noma, senza fissa dimora. Il figlio delle vittime è rientrato proprio nel momento in cui i banditi stavano per fuggire e con l'aiuto di due dipendenti marocchini, che dormono nello stesso complesso, è riuscito a bloccarlo. Lui naturalmente, di fronte a polizia e carabinieri, non ha potuto non confessare. Peccato che il bottino ce l'avessero i suoi complici. Potrà almeno raccontare chi sono. Per le vittime è stata necessaria una visita al pronto soccorso. Trasportato in ambulanza nell'ospedale di Fermo con varie lesioni e ferite, Cardinali però ha chiesto di tornare a casa, firmando la lettera di dimissioni dal nosocomio, anche se la prognosi formulata dai medici è superiore a 30 giorni. A casa è rientrata anche la moglie, che nell'aggressione ha riportato ferite lievi.
Nel frattempo i carabinieri hanno cominciato a visionare alcuni filmati girati dalle telecamere a circuito chiuso della zona. Il sospetto è che ad entrare in azione sia stata una banda specializzata. Forse la stessa che solo tre giorni prima ha compiuto tre assalti pressoché identici. Il primo a casa di un ex consigliere comunale ad Ancona, l'esponente del Pd Cassandra Mengarelli, sequestrata da quattro uomini incappucciati insieme all'anziana madre; il secondo a Pesaro, dove un altro ex consigliere comunale, Graziano Olivieri, è stato rapinato e sequestrato nella sua villa da una gang che parlava con accento dell'Est. Era invece fallito per la reazione del proprietario un altro attacco a Senigallia: l'uomo era riuscito a respingere i banditi sparando in aria col suo fucile da caccia. Questo per parlare di ottobre. Ma già sul finire di settembre, era il 18, in piena notte, ad essere preso di mira nella sua villa fu un dentista.

Intorno alle 3, a Civitanova. Nicola Canzonetti, 59 anni si ritrovò di fronte i «soliti» stranieri, forse albanesi o romeni, armati di pistola. A suon di pugni e schiaffi si fecereo dire dove era la cassaforte. E la trovarono.

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