La vittoria obbligata logora chi ce l'ha. Cioè: chi ha l'obbligo di confermare il pronostico. Se poi gli avversari rimontano baldanzosi il logoramento può cangiare in crisi nervosa. Accade nel calcio come in politica. Scudetto in fondo al rettilineo e elezioni imminenti. Cose che spesso s'intrecciano, ancor più se i rivali comprano il top player che alla tua squadra del cuore continua a sfuggire. L'altra sera Antonio Conte avrebbe voluto sbranare l'arbitro Guida. La ferocia agonistica è il suo mantra vincente. L'allenatore della Juventus non ha l'aria paciosa di Pier Luigi Bersani, emiliano di nascita tra culatelli e tortellini. Ma si sa, le crisi di nervi si somigliano tutte, si nasca a Lecce sul finire dei Sessanta o nel piacentino all'alba dei Cinquanta. Se, in aggiunta, si tifa e milita per gli stessi colori calcistici, le affinità elettorali fanno il resto. «Sento da Pdl e Lega che in modo quasi subliminale vogliono far credere che abbiamo delle responsabilità. Si azzardino a dirlo che li sbraniamo», è sbottato, intimidatorio, lo juventinissimo segretario Pd. In verità, di subliminale c'è poco. È tutto piuttosto acclarato negli intrecci perversi tra nomenclatura Pd e colletti bianchi del Monte Paschi. Per anni i vertici del Pci-Pds-Ds-Pd hanno sostenuto e coperto comportamenti quanto meno discutibili dei manager dell'istituto senese. Non è «la destra» a insinuare l'ambigua contiguità, ma i fatti comprovati dai documenti. Il premier in pectore può continuare a digrignare le fauci, ma nessuno si spaventa. Quando si fa corsa di testa e si sente il fiato degli inseguitori sul collo si può perdere la calma. Il Pd come la Juve sono i vincitori annunciati delle competizioni cui sono iscritti. E sono artefici del proprio destino, come si dice in gergo quando solo i loro stessi errori possono compromettere il successo finale. Questa faccenda del Monte Paschi proprio non ci voleva. Meno ancora una reazione tanto spropositata. Il bonario Bersani trasformato in un Hannibal The Cannibal qualsiasi (copyright Gli Sgommati). Scherzi del vantaggio che si assottiglia. La forza tranquilla del Pd è un po' meno tranquilla dalla sera di Berlusconi chez Santoro. Al termine del match con il Genoa allo Juventus Stadium, Conte schiumava rabbia, puntava l'indice, calcava il prato spiritato. L'arbitro non se l'era sentita di concedere il rigore. Morale: un altro risultato deludente. «L'arbitro è di Torre Annunziata», ha sibilato l'amministratore delegato Marotta. E il Napoli ora è a tre punti. Per citare la stessa fonte del potere che logora, a pensar male si fa peccato, però... Ma quando c'è di mezzo il calcio, certi argomenti non reggono. Come quando c'è di mezzo la campagna elettorale non regge il ricorso al complotto. Altro che sbranamenti. La reazione esagitata denota debolezza, e scarsa affidabilità. Magari no, ma c'è caso che il 25 febbraio si dovrà ricordare lo scaricabarile tra i vertici del Pd appena scoppiato il bubbone dell'Mps.
In una settimana i democrat hanno perso nei sondaggi oltre un punto percentuale e ora la forbice dal Pdl si è ulteriormente ridotta. A volte, in certi combattimenti, il «facite ammuine» è sempre meglio del «facite 'a faccia feroce». Ma per quello ci vogliono nervi saldi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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