La pista ciclabile più lunga del mondo? Si tufferà nel mare Adriatico

Un Cammino di Santiago, una Maratona di New York, da correre in bicicletta, dentro un panorama magnifico: 2.500 chilometri di sentiero ciclabile senza confini

La pista ciclabile più lunga del mondo? Si tufferà nel mare Adriatico

C'è l'Avenue Verte, parte da Londra, si imbarca sulla Manica e arriva a Parigi, 400 chilometri di verde, dalla Cattedrale di St Paul a Notre Dame, attraverso i villaggi senza tempo del Surrey, i sentieri del Cuckoo Trail nell'East Sussex, le scogliere di Brighton e poi una volta in Francia la valle dell'Epte che ha ispirato Monet, l'Alta Normandia, i boschi che accompagnano la Senna nel suo viaggio. E il Tour di Brandeburgo, un'eco autostrada di 1.111 chilometri spaccati, che attraversa diciannove città, da nord a sud e torna alla base, dopo aver accarezzato il Parco Naturale Westhavelland, la riserva del lago Uckermarkische, la Brughiera Niederlausitzer. Lungo il tragitto castelli medievali, atmosfere rarefatte, mercatini. Umanità. L'Europa è la Danimarca, terra promessa della bici, un sistema di piste all'avanguardia nel mondo, otto su dieci che vanno in bici invece che in auto, l'Europa è Amsterdam che ha 700mila abitanti e 600 mila biciclette, l'Europa è il progetto Eurovelo 8, una rete di cicloitinerari, che coprono tutta l'Europa da Cadice ad Atene, da Capo Nord a Malta, futuro prossimo venturo.
L'Europa sta cambiando faccia, silenziosamente, come pedalare. Si integra, si unisce, si mescola, si cerca seguendo sentieri che non ti aspetti, in sella ad una bicicletta, spingendo sui pedali. Bicicletta come filosofia, come strumento di conoscenza, come modo di godersi la vita. Quello che succede, e succederà, lungo una via nuova che dal Passo di Resia va a tuffarsi nel mare Adriatico, ma che si aggancia all'Anello delle Alpi, 2.500 chilometri di sentiero ciclabile senza confini, divisi tra Germania, Austria e Francia, 453 chilometri solo in Italia, numeri che danno come risultato la pista più lunga d'Europa. Alpi-Garda-Mare, così si chiama in attesa di battesimo, parte dal confine con l'Austria, scende lungo la Val Venosta, sfiora il Parco Nazionale dello Stelvio, attraversa la Bassa Atesina, la Valle dell'Adige, per poi dividersi in due, direzione Peschiera del Garda, Mantova e il Po l'una; verso Verona, il Polesine, Rovigo e da lì al mare Adriatico l'altra. Un Cammino di Santiago, una Maratona di New York, da correre in bicicletta, dentro un panorama che non cambia, ma si svela: basso impatto ambientale, niente espropri, niente demolizioni, niente macchine. Tutto in sicurezza. Itinerari che pedalano nella Storia, che viaggiano nella natura immersi in orizzonti in metamorfosi continua, fiancheggiando fiumi, corsi d'acqua, argini, tracce dei campi. E che creano turismo, economia, opportunità. La ciclovia del Danubio, che pedala per 320 chilometri sulle rive del bel fiume blu, da Passau, in Germania, a Vienna, solo nel 2010 ha portato nelle casse austriache quasi 72 milioni di euro. Angelo Zanellato è il presidente di Consvipo, il Consorzio per lo sviluppo del Polesine. E ha l'entusiasmo di chi guarda lontano. Tocca a lui l'ultima parte di un progetto costato a chi l'ha finanziato, la Regione, la Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo e i comuni coordinati dal Consorzio, 5 milioni e 600 mila euro: «Mancano ancora alcuni tratti, ma ormai ci siamo: sette chilometri su quattrocento. Per fare la nostra parte comunque serviranno due anni e mezzo, tre anni».
Lungo la pista un mondo da costruire: collegamenti tra bici, traghetti, bus e ferrovie e poi l'accoglienza, ostelli, agriturismi, ciclogrill, servizi, un calendario di iniziative. E dove sarà necessario una riconfigurazione urbanistica con interventi localizzati. Tutte le amministrazioni si stanno organizzando per realizzare servizi di supporto proprio in funzione della pista unica. Del presente in cui ci tocca vivere siamo più indotti a scorgere le minacce più che le opportunità.

Ma bisogna cambiare: «La ciclopista entra nell'anima del nostro territorio, porta economia, coinvolge giovani, cooperative, gruppi che si mettono insieme per gestire il territorio - sorride Zanellato -. E un collegamento diverso al centro dell'Europa, è una mano che tendiamo oltre tutti i confini». Ci sarà molto da pedalare: servono persone che sognino quello che fanno.

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