ParmaL'agricoltore in pensione di 79 anni che con una fucilata ha ucciso il proprio medico andato a visitarlo riapre il dibattito sul porto d'armi concesso con troppa leggerezza dalle autorità preposte. L'omicida, Gianni Scaglioni, l'aveva per la caccia, da anni gli era scaduto, conservava un'arma in casa, regolarmente denunciata. «La legge - spiega Roberto Cilona, capo di gabinetto della questura di Parma - consente praticamente a chiunque di detenere un'arma, basta denunciare il luogo dove si trova e non portarla fuori. Da tempo l'anziano non andava più a caccia, aveva mantenuto il possesso del fucile. Formalmente rispettava la legislazione».
Domenica pomeriggio il dottor Claudio Carosino, 59 anni, di Busseto, si è preso una fucilata al petto dal paziente che andava a trovare spesso, a Roncole Verdi, frazione della Bassa Parmense. Appena varcata la porta della casa di campagna, lungo le scale che portano all'appartamento, si è trovato di fronte l'anziano l'arma con in braccio: un solo sparo, udito dalla casa adiacente, dove Gianni, il fratello dell'assassino, con moglie e figlio, ha dato l'allarme. Il pensionato è stato trovato in evidente stato confusionale, soffriva da tempo di depressione: una settimana prima si era sottoposto al vaccino antinfluenzale, non si era sentito bene, tanto che lo stesso medico di famiglia l'aveva visitato diverse volte.
«La professione del medico di base - spiega Claudio Cricelli, presidente della società italiana di medicina generale - implica lo sforzo fisico dell'andare al domicilio dei pazienti, talvolta in condizioni difficili e pericolose: sono molti i rischi per l'incolumità dei colleghi. Ci sono stati medici aggrediti, feriti, uccisi mentre svolgevano la loro attività. Frequentiamo case e persone che non sempre conosciamo, affrontando pericoli senza alcuna difesa».
Lo stesso sindaco di Busseto, Luca Laurini, si chiede: «Come mai una persona di quasi 80 anni con problemi può essere essere libera di tenere in casa un'arma? É stata un'assurda tragedia, senza spiegazioni: una mente umana andata in tilt, però occorrerebbe molta più attenzione verso questi casi se e quando si rilasciano permessi sull'uso delle armi». Per scongiurare qualsiasi rischio, andrebbe fatta una visita psichiatrica a chiunque voglia detenere un'arma, anche solo come oggetto di antiquariato. Enrica, una lettrice della Gazzetta di Parma, suggerisce una soluzione: «Quando un paziente mostra segni depressivi, qualcuno (medico di base o altri) lo segnali all'Asl, in modo che gli venga revocato il porto d'armi e siano sequestrati pistole e fucili». Non così risoluto un collega della vittima, il dottor Paolo Ronchini: «Il depresso non fa queste cose, nè mi risulta che chi ha ucciso avesse problemi di carattere psichiatrico. É troppo facile, in tanti casi, dar colpa alla malattia».
Complicato fare una stima delle armi che circolano oggi in Italia. Per il rapporto Eurispes del 2008 erano circa 10 milioni: «Almeno quattro milioni di famiglie "armate", una su sei in possesso di almeno una pistola». Nel 2007 però il dipartimento armi ed esplosivi del ministero dell'Interno stimava in 4,8 milioni gli italiani in possesso di un'arma da fuoco. 50mila i permessi rilasciati a guardie giurate, comunque è in calo il porto d'armi da caccia, da due milioni si è scesi negli ultimi anni a 800mila.
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