Mai visti tanti ricchi in piazza per i poveri. Non ci sarà il banchiere piddino Mussari, trattenuto a Siena da pendenze giudiziarie (intanto apprendiamo: 234mila euro di stipendio per tre mesi di lavoro a Mps nel 2012), e neppure la vendoliana Boldrini, che non ha bisogno di toccare con mano la nuova povertà italiana, avendola già scoperta sabato scorso («Non immaginavo questa povertà in Italia») nelle Marche dei pensionati suicidi. Alla testa del corteo francescano del Pd - sabato a Roma - c'è Pier Luigi Bersani, origini umili a Bettola, ma una meritata vecchiaia d'oro grazie a tre pensioni, come gli rinfacciarono i renziani nelle primarie: quella da ex deputato in quattro legislature (6mila euro al mese), quella da ex consigliere regionale in Emilia-Romagna (4.400 euro al mese), più quella da ex funzionario di partito Pci-Ds (e qualche spicciolo di quarta pensione, da ex insegnante). «Molti italiani vivono in situazioni di estremo disagio, le famiglie e le imprese sono in piena emergenza, è il momento di dare risposte all'altezza» si mortifica, nel comunicato sul «corteo anti povertà», il Pd, che fra tre mesi incasserà 50 milioni di euro di finanziamento pubblico. In questo «Pd per i pd (poveri diavoli)» c'è anche Bazoli jr, l'avvocato deputato Alfredo, nipote del banchiere presidente di Intesa San Paolo Giovanni Bazoli, anch'egli storico simpatizzante dell'Ulivo e Pd, da Prodi in poi. L'attenzione alla povertà si mescola ai Cda e alle fondazioni bancarie, dove troviamo appunto, seppur francescanamente, Romano Prodi (Fondazione Cassa di risparmio di Bologna), ma pure l'ex sindaco Pd Sergio Chiamparino (Fondazione Compagnia di San Paolo), a giorni anche il senatore uscente del Pd Antonello Cabras (Banco di Sardegna), il figlio dell'ex ministro Pd Luigi Berlinguer (Banca Antonveneta), e una stirpe di sindaci e amministratori locali col pass nei vertici di Monte dei Paschi. I piedi in banca, ma il cuore nelle favelas dell'Italia impoverita.
Sarà mica quella «sinistra degli snob» che il professor Luca Ricolfi identificò così? «Quel ceto sociale, che raggiunge l'apice tra gli intellettuali, dove, soddisfatti i bisogni primari, ci si può dedicare all'arredamento della propria anima», alla solidarietà, ai sentimenti giusti, al Terzo mondo. La Boldrini è l'emblema di questa sfera sociale, ma è nel settore cinema/tv/arte che se ne pescano di più. Tutto l'indotto artistico del Pd, che ha lottizzato la Rai nei gangli vitali degli appalti cinema e produzione tv, come taluni naturali sottoscrittori della marcia anti povertà di Bersani. Dalla Dandini (700mila euro all'anno, per tanti anni, a RaiTre) a Fabio Fazio (2milioni di euro l'anno) e la solidale Littizzetto (20mila euro ogni 5 minuti di battute), forse fino a Benigni (7 milioni di euro dalla Rai in sei mesi, tra la serata sulla Costituzione e la ri-lectura Dantis). Arredare l'anima costicchia.
Ma è il Pd di Giuliano Amato? «Non capisco la domanda» risponde l'ex premier quando gli si chiede se è disposto a ridursi la sua pensione d'oro. La cifra ormai è leggenda: 31.411 euro lordi al mese. Anche Amato è in pieno spirito Pd anti povertà: «Quando tanti giovani arriveranno alla pensione - ha detto l'altro giorno agli studenti della Luiss - si troveranno con una pensione miserabile, con cui non potranno vivere e si troveranno a dormire in auto». E il professore fa subito qualcosa di concreto: appoggia la bella manifestazione Pd contro la povertà.
Con loro, idealmente, ci sarà anche Matteo Colaninno, brillante deputato Pd, erede dell'impero di Colaninno padre (Piaggio, Alitalia...) nonchè già vicepresidente della Banca Popolare di Mantova e altri lussuosi Cda.
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