RomaNon bastano le precisazioni del Quirinale: le azioni del presidente sulla legge elettorale sono state dettate dall'urgenza di approvare la riforma «entro il 3 dicembre». Non bastano le parole gentili sulle minoranze: «egualmente sollecitate» perché lavorino «rapidamente». Per la Lega e il Movimento cinque stelle è troppo tardi. Un invito così non vale un incontro, e quindi sia il Carroccio che i grillini hanno puntato i piedi contro Giorgio Napolitano e hanno rifiutato ogni vertice al Colle sulla legge elettorale.
Dopo la convocazione a sorpresa giovedì al Quirinale dei capigruppo di maggioranza per discutere la riforma del Porcellum e le critiche che ne sono seguite, la presidenza della Repubblica ha esteso ieri i colloqui anche alle minoranze. Ma hanno accettato soltanto Sel e Fratelli d'Italia. Dagli altri, due di picche. La Lega: «Non ci piacciono le convocazioni frettolose, fatte all'ultimo minuto solo nel tentativo di rimediare a un errore molto grave», ha spiegato Massimo Bitonci. Il Carroccio vuole essere ricevuto «da sola». Il Movimento cinque stelle ha invece rifiutato qualsiasi faccia a faccia, anche futuro. Da Trento, dove è impegnato per la campagna elettorale delle elezioni provinciali, Beppe Grillo è tornato a chiedere il procedimento di «impeachment» per Napolitano: «Si deve dimettere», non può «tenere in scacco il Paese con le larghe intese».
Alla fine, attaccato da più fronti, il Colle ha diramato una nota di rammarico e precisazione: sulla legge elettorale «nessun gioco» è stato fatto, «come da qualche parte si è affermato senza alcun fondamento». Né «tantomeno si è avallata alcuna prevaricazione della maggioranza sulle minoranze». Tutto è stato dettato dall'urgenza di approvare la riforma elettorale «entro il 3 dicembre» in modo da non accavallare il lavoro del parlamento con quello della Corte Costituzionale. È stato uno stimolo al Parlamento ad esercitare «il ruolo suo proprio», nell'auspicio di una riforma di «larga condivisione». Il presidente della Repubblica ha preso «atto con rammarico della decisione del Movimento 5 Stelle di declinare l'invito». E «si ricorda - aggiunge Napolitano - che la presidenza della Repubblica ha sempre, e anche di recente, accolto richieste di incontro da parte del Movimento, benché spesso accompagnate da attacchi scorretti e perfino ingiuriosi al capo dello Stato».
Nel comunicato del rifiuto firmato dai capigruppo Villarosa e Taverna, i grillini hanno parlato di «vergognoso ricevimento sulla legge elettorale che si è svolto nelle stanze dorate del Quirinale». Non siamo «né in una monarchia assoluta, né in una Repubblica presidenziale». È «perlomeno fortemente irrituale» ricordarsi «solo il giorno dopo» di «ricevere i plebei delle opposizioni». La linea è confermata da Grillo: la pratica di impeachment è già in preparazione da parte «degli avvocati» del Movimento.
I rapporti tra i parlamentari stellati e gli altri partiti sono tutt'altro che distesi in questo momento, a giudicare dall'ultimo screzio alla Camera. La deputata M5S Edera Spadoni ha presentato protesta formale alla presidenza della Camera per una presunta aggressione «fisica e verbale» subita in aula da parte del deputato del Pd Enzo Lattuca.
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