«Una Chiesa povera e per i poveri», aveva scandito Papa Francesco dopo l'elezione: il programma del pontificato viene confermato dalla prima infornata di cardinali. Ieri dopo l'Angelus l'annuncio in piazza San Pietro in una domenica speciale: poco prima Bergoglio aveva battezzato nella Cappella Sistina 32 bambini, tra cui la figlia di genitori sposati solo civilmente. «Nozze in chiesa? Forse», ha detto il papà di Giulia. Il prossimo 22 febbraio saranno creati 19 nuovi cardinali, in maggioranza (10) da fuori Europa, in qualche caso pescati «alla fine del mondo» da dove proviene anche Bergoglio. Ed ecco porporati dalla terremotata Haiti (Chibly Langlois, appena 54 anni), dalle alluvionate Filippine (il francescano Orlando Beltran Quevedo), da Paesi come il Burkina Faso (Philippe Nakellentuba Ouedraogo) e la Costa d'Avorio (Jean-Pierre Kutwa) che svettano nelle classifiche mondiali della miseria più nera. Soltanto quattro i nuovi cardinali di curia, lo stretto necessario. Tre sono scelte obbligate: il segretario di Stato (Piero Parolin), il prefetto della Congregazione per la dottrina della Fede (Gerhard Ludwig Müller) e il prefetto delle Cause dei santi (Beniamino Stella). Il quarto neo porporato curiale è Lorenzo Baldisseri, segretario dell'ultimo conclave: fu lui a porgere al nuovo Papa lo zucchetto bianco e Bergoglio gli poggiò in testa il suo, cardinalizio. Il vescovo nato a Barga (Lucca) è il segretario del Sinodo, organismo al quale Francesco assegna grande importanza. Altri due italiani sono stati creati cardinali, entrambi a sorpresa. Uno è Gualtiero Bassetti, vescovo di Perugia, sede non cardinalizia. Con Bergoglio l'automatismo delle «diocesi cardinalizie» (e in certo modo anche il carrierismo connesso) è tramontato: l'arcivescovo di Torino e il patriarca di Venezia non figurano nella lista. Il Papa aveva già manifestato stima per Bassetti aggregandolo alla Congregazione dei vescovi al posto di Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale: ora Francesco lo addita come suo successore anche alla Cei. L'altro italiano è Loris Capovilla, ex segretario di Giovanni XXIII, 99 anni in ottobre. Un ulteriore segno della considerazione per Roncalli, il Papa del Concilio che Bergoglio proclamerà santo il prossimo 27 aprile assieme a Giovanni Paolo II.
Meno europeo e più pastorale: ecco il collegio cardinalizio secondo Francesco in continuità con l'ultimo concistoro di Benedetto XVI del novembre 2012, che impose la berretta a sei vescovi diocesani di America, Africa e Asia. Bergoglio ha creato un solo cardinale nordamericano, il canadese Gerard Cyprien Lacroix, e due soli europei non curiali: l'italiano Bassetti e l'arcivescovo di Westminster Vincent Gerard Nichols. I latinoamericani sono cinque: all'haitiano Langlois si aggiungono Mario Aurelio Poli, successore di Bergoglio a Buenos Aires; Leopoldo José Brenes Solorzano di Managua; Orani João Tempesta di Rio de Janeiro; Ricardo Ezzati Andrello di Santiago del Cile (ma nato in Veneto come Parolin, Stella e Capovilla). Due gli africani; due gli asiatici: oltre a Quevedo riceverà la porpora l'arcivescovo di Seul, Andrew Yeom Soo-Jung. Bergoglio ha privilegiato le regioni con più cattolici e più tormentate. Nelle Filippine, per esempio, ha scelto il vescovo di una periferia martoriata, l'isola di Mindanao squassata dalla guerriglia e dalle persecuzioni religiose, dove sono stati trucidati anche i missionari italiani Tullio Favali e Fausto Tentorio. Francesco vuole che gli elettori del suo successore siano espressione del popolo cattolico là dove vive, cresce, soffre.
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