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Premio del Molise al direttore Feltri. L’Ong: "Va zittito"

Riconoscimento per il legame territoriale. Ma "Mediterranea" invoca la censura

Premio del Molise al direttore Feltri. L’Ong: "Va zittito"
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«Uomo ad alta per-centuale di fedeltà: giornalista di vasto sapere, scrittore, saggista, opinionista; Guardiese per vocazione e adozione». Con questa motivazione, nella sala consiliare del Comune di Termoli, è stata consegnata a Vittorio Feltri «l’onorificenza del Molise e della fierezza sannita» per i suoi legami con il territorio e, precisamente, con Guardialfiera, dove per anni ha trascorso le vacanze estive in compagnia della famiglia con vista sul grande lago. Si tratta di un riconoscimento alla carriera pluridecennale di Feltri nel mondo del giornalismo libero ma anche stavolta, come ormai accade troppo spesso, c’è stato chi ha tentato di «mettere un bavaglio», chiedendo che il direttore venisse silenziato perché le sue idee non sono gradite.
Stavolta, ad avanzare questa richiesta è stata la Ong dei migranti Mediterranea Saving Humans che, come riportano le cronache locali, ha inviato una lettera al sindaco di Termoli rivendicando che l’organizzazione «difende in primis il diritto alla libertà di movimento delle persone in tutto il globo e tutti i principi costituzionali antifascisti», senza far cenno a un altro articolo della Costituzione, il 21, il quale afferma che «tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione» e che «la stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure». E, infatti, dimenticando questo articolo, la missiva della Ong dei migranti prosegue invitando «tutte e tutti a prendere coscienza su come invece oggi, e anche nella nostra cittadina, si premia una persona che dovrebbe essere zittita ed esclusa per tutte le offensive dichiarazioni verso la tutela della dignità della vita di tutte le persone».
Viene messo nero su bianco che un giornalista è una persona che dovrebbe essere «zittita», e lo si dice senza la minima remora per quanto si sta chiedendo, per la censura che si vorrebbe mettere in atto in un Paese in cui la libertà di parola è tutelata costituzionalmente ed è uno dei capisaldi della democrazia, che però sembra possa essere piegata a piacere se non viene gradito il pensiero di qualcuno o il modo in cui lo esprime.
La stampa libera ultimamente sta subendo molti attacchi e l’ultimo, il più brutale, è stato compiuto a Torino nei confronti della redazione de La Stampa, assaltata e devastata dai pro Palestina. Anche in quel caso volevano zittire i giornalisti, con anche minacce di morte, perché quanto scrivono non compiace chi ha condotto «l’invasione», ossia esponenti di un noto centro sociale cittadino da sempre ampiamente tutelato. Certo, appare quantomeno presuntuoso voler zittire Vittorio Feltri, che ha fatto della libertà di espressione uno dei suoi tratti caratteristici, che è apprezzato trasversalmente proprio per questo motivo. Ma se si arriva a dire esplicitamente, mediante una lettera inviata a un sindaco, che una persona «dovrebbe essere zittita ed esclusa» per quello che pensa e che dice, quale sarà il prossimo passo? Il Giornale di recente ha ricevuto diversi attacchi, tra cui uno da parte di Francesca Albanese, che ha accusato questo quotidiano di «killeraggio» per aver reso nota una partecipazione da remoto nel 2022 a un incontro in cui erano presenti anche esponenti di Hamas.


Ma è stato anche accusato da Ilaria Salis di essere tra i «megafoni dell’estrema destra, quotidianamente dediti a orchestrare becere campagne d’odio contro gruppi sociali e avversari politici» perché racconta quello che accade nel mondo da un punto di vista che non è il suo. Ma è così che si va avanti, che non ci si lascia intimorire e nemmeno zittire.

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