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PRESIDE DI FERRO A VIBO: «IMPARINO LA COERENZA» Non sanno perché protestano, alunni sospesi

PRESIDE DI FERRO A VIBO: «IMPARINO LA COERENZA» Non sanno perché protestano, alunni sospesi

Gli studenti disertano le lezioni per lo sciopero, ma la preside li sospende: «Ignoravano le ragioni della protesta».
Dalle parti del liceo scientifico «Giuseppe Berto», a Vibo Valentia, non si scherza. Soprattutto, a scuola si deve imparare anche ad essere coerenti e a rifuggire dalle strumentalizzazioni. Questa, almeno, la morale racchiusa nella decisione che la dirigente scolastica dell'istituto vibonese, Maria Silvestro, ha assunto all'indomani del grande sciopero che in segno di protesta contro i tagli imposti dal Governo Monti al mondo della scuola venerdì scorso ha visto scendere migliaia di giovani nelle piazze di tutta Italia. Anche nella cittadina calabrese è andata così, ma il copione scritto al «Berto» prevedeva altro e, soprattutto, la storia ha conosciuto un finale a sorpresa. «Già prima di venerdì - racconta la preside di ferro nelle cronache locali della Gazzetta del Sud - avevo esortato i ragazzi ad incontrarsi affinché prendessero posizione riguardo i motivi di questa protesta». Ma nel corso di un'assemblea svoltasi alla vigilia dell'evento, sarebbe invece emersa la scarsa conoscenza in ordine alle reali motivazioni dello sciopero. Di qui la volontà, unanime, di non partecipare ai cortei in programma. Venerdì, però, i patti non sarebbero stati mantenuti: in 600 sono entrati in aula. Altrettanti, invece, hanno sfilato per le vie di Vibo. «Ma molti di loro sono rimasti a casa», commenta Maria Silvestro, senza nascondere «l'amarezza scaturita dalla delusione provata per aver constatato il mancato rispetto degli impegni concordati». E così è arrivata la sospensione: un giorno, per quella assenza ispirata più dalla voglia di filone che non da reali motivazioni di ordine ideale. La decisione non è passata sotto silenzio: Pdci e Pd hanno criticato la misura, definendola ingiusta e sproprozionata. Ma lei non si è scomposta. E ha risposto: «Sono convinta che ogni manifestazione sia espressione di democrazia e come tale debba essere condivisa con idee chiare, frutto di conoscenza e giusta informazione». E gli studenti? Incassato il colpo, si sono ritrovati per discutere e capire. Ed alla fine hanno affidato ai loro rappresentanti il compito di far sapere di non aver intenzione di divenire «oggetto di strumentalizzazioni politiche». Per loro, il caso è chiuso: non contesteranno il provvedimento della loro preside e, soprattutto, prima del prossimo sciopero cercheranno di documentarsi e approfondire.

C'è da scommetterci.

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